La grande speranza che il Papa nutre e che anche io nutro personalmente è che lui possa condurre questo popolo verso nuovi traguardi di democrazia rispettando le conquiste di questi decenni.Lui è Fidel Castro. Chi scrive è il Segretario di Stato della Santa Sede, card. Angelo Sodano. La data è quella del 30 aprile 2003. I destinatari sono i Focolarini riuniti a Convegno a Castelgandolfo. Agli antipodi di questo stile d’intervento, che condanna e al tempo stesso salva, i colpi bassi che caratterizzano la campagna elettorale appena cominciata. Bassissimi quelli di Berlusconi. Venerdì 9 maggio il Presidente del Consiglio, a Excalibur, ha sparato a zero contro i comunisti di tutte le risme; secondo lui i militanti del Partito Comunista Italiano, quelli di allora e quelli che ne hanno raccolto oggi l’eredità, sono “moralmente responsabili” dei 150 milioni di morti ammazzarti che il comunismo ha “prodotto” dalla Rivoluzione d’Ottobre in poi. Io ascoltavo e pensavo: chissà, qualora l’almo Presidente del Consiglio dovesse decidersi a distribuire equamente tra le varie coscienze tutti quei mortammazzati, quanti ne farebbe gravare sulla coscienza della gente che vive vicino a casa mia, dove il PCI ha mantenuto per decenni il 60/70% dei voti? Io ascoltavo e pensavo: chissà, se dovesse capitargli per le mani il riconoscimento che Sodano ha tributato ai vecchi traguardi di democrazia conseguiti da Fidel Castro, e rispetto ai quali il Papa e il suo Segretario di Stato gli augurano nuovi traguardi, quale atroce dolore intercostale assalirebbe il nostro Premier, sotto il suo doppio petto d’ordinanza?La semplificazione è la vera regina della TV. Soprattutto in clima elettorale. E nessuno come Berlusconi sa maneggiarle bene, l’una e l’altra, la televisione e la semplificazione. La ragion pratica ha avuto con lui traduzione commercial/propagandistica mai vista prima. Uno può parlare al pubblico che dopodomani andrà a votare o pensandolo nel suo insieme, oppure pensando solo a quella parte di esso che digerisce anche i sassi, ai qualunquisti che trangugiano qualsiasi sempliciotteria storica, incapaci di distinguere fra un appello e una ragionamento. Il voto del qualunquista vale esattamente quanto quello di colui che conserva l’abitudine di pensare con la propria testa.