Sull’affido familiare non si sa abbastanza. Per questo motivo nelle scorse settimane se ne è parlato, a Perugia, a un convegno promosso dall’associazione Aquila onlus e dal Cesvol. L’associazione Aquila, nata in seno alla Casa della Tenerezza di Perugia, si occupa infatti di affido familiare per minori e di altri aspetti ad esso collegati. Tra gli obiettivi dell’associazione, formata da famiglie affidatarie, c’è la promozione della cultura dell’affido per suscitare in nuove famiglie il desiderio e la disponibilità ad aprire le porte della propria casa ad un bambino o un ragazzo che ne abbia bisogno. L’affido familiare, infatti, è previsto dalla legge per intervenire in situazioni familiari definite “instabili”, nelle quali il Servizio sociale o il giudice ritengano che, per il bene del minore, sia opportuno affiancare ai genitori una famiglia “di sostegno” o, nei casi più complessi, allontanare decisamente il minore dal suo ambiente, anche se per un periodo limitato. L’obiettivo dell’affido, infatti, è quello di cercare di ristabilire le condizioni di vivibilità nella famiglia di origine. Questa buona pratica può essere di diversi tipi, spiega la presidente dell’associazione Aquila, Gabriella Marino: “C’è quello ‘leggero’, che prevede una presenza nella famiglia ospitante solo per alcune ore nella giornata magari con un aiuto nei compiti, oppure durante i fine settimana, qualora ad esempio i genitori siano impossibilitati ad essere presenti per motivi di lavoro o per altre situazioni familiari difficili”. L’affido, aggiunge Marino, “può diventare ‘residenziale’ nel caso in cui ci siano situazioni che non permettono al minore di vivere serenamente con i propri genitori. Il tempo massimo di durata dell’affido residenziale è di due anni”. Nei comprensori di Perugia, Assisi, Marsciano, Media Valle del Tevere e Trasimeno, nel 2011 ci sono stati 105 casi di minori in affido (dati forniti dai Servizi territoriali del Comune di Perugia nel corso del convegno di Perugia sull’affido). Di questi la metà sono avvenuti all’interno di famiglie non imparentate con quelle di origine. “Se è vero che l’affido può durare massimo 24 mesi – spiega Francesco Berardi, dell’associazione Aquila – è vero anche che il giudice può rinnovare il provvedimento di affido alla stessa famiglia fino a che il minore non compia la maggiore età”. “È naturale che con questi ragazzi si crei un rapporto speciale – prosegue la Marino – ed in molti casi questo rapporto continua anche quando l’affido termina o quando il ragazzo diventa maggiorenne. Quell’esperienza in molti casi diventa per il ragazzo l’unica occasione di vivere in una clima familiare di serenità”. Per rendersi disponibili all’affido è necessario mettersi in contatto con i Servizi sociali territoriali del proprio Comune di residenza.
Affido, dono prezioso per tanti minori
Convegno organizzato a Perugia da associazione Aquila e Cesvol
AUTORE:
Mariangela Musolino