Gli arresti operati che hanno portato nel carcere di Capanne gli ex sindaci Orfeo Goracci e Maria Cristina Ercoli, gli ex assessori Lucio Panfili e Graziano Capannelli, oltre alla dirigente Lucia Cecili – mentre ai domiciliari sono stati assegnati l’ex presidente del Consiglio comunale Antonella Stocchi, l’ex assessore Marino Cernicchi, l’ex segretario generale Paolo Cristiano e la dipendente Nadia Ercoli – hanno spiattellato in faccia ad una città sempre più sbigottita un modo di procedere e governare della maggioranza guidata dall’ormai ex vice presidente del Consiglio regionale Goracci, che ha suscitato l’attenzione, prima, e la decisione di procedere, poi, da parte della magistratura. “Voci” che giravano da tempo hanno finito per concretizzarsi con un fragore assordante. Per lo meno nei termini descritti nelle quasi 170 pagine che elencano i reati contestati ad amministratori e burocrati, documentandoli con interrogatori, indagini ed intercettazioni telefoniche. Lasciando da parte gli aspetti pruriginosi della vicenda, alla cronaca compete solo e soltanto il compito, a volte anche sofferto per umano coinvolgimento, di registrare e riferire – nel rispetto della presunzione di innocenza e nella fiducia che la magistratura possa fare sollecitamente il proprio percorso – i contorni essenziali di una vicenda comunque sconvolgente, destinata a pesare sulla vita della città. Da quanto gli organi di informazione hanno dato in pasto all’opinione pubblica, viene fuori un “modello” che non sembra fatto apposta per dichiarare fiducia piena ed incondizionata nella politica e nei suoi esponenti. Gli arresti operati al termine di lunghe indagini, sempre nell’attesa che la giustizia faccia il suo corso, descrivono in termini preoccupanti un decennio di vita politico-amministrativa egemonizzato da Rifondazione comunista e dalla guida di Orfeo Goracci. Un binomio al quale, soprattutto nel ballottaggio del 2001, hanno strizzato l’occhio forze e partiti che, per calcoli rivelatisi sbagliati, con la sinistra estrema avevano ben poco da spartire. Indicativa la designazione e la presenza nella prima giunta Goracci dell’imprenditore Stefano Pierotti, di tutt’altra estrazione rispetto alla coalizione dominata da Rifondazione comunista. Un decennio che non assolve del tutto le minoranze, di destra e di sinistra, che non hanno saputo esercitare con la necessaria fermezza il loro ruolo, salvo qualche eccezione, per tentare di porre un argine ad un modo di fare che agganciava soprattutto al consenso elettorale la legittimazione ad un modo di procedere approdato purtroppo nel disorientamento attuale. Tocca ora a tutte le forze politiche, in armonia con quanto avviene a livello nazionale, fare corpo per un colpo di reni che consenta di recuperare credibilità, efficienza e dignità.
Adesso occorre recuperare credibilità
Gubbio. Preoccupa il quadro che emerge dai capi di accusa contro gli arrestati
AUTORE:
Giampiero Bedini