Sabato 28 settembre presso il teatro comunale di Avigliano Umbro, nell’ambito della festa della comunità parrocchiale, si è svolto un incontro con Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, il quale ci ha parlato di “Un Papa di nome Francesco”. Questo infatti il titolo scelto dal parroco don Piero Grassi per il partecipato incontro, preziosa occasione per conoscere un po’ meglio il nostro nuovo Papa, che fin da subito ci ha colpito per i suoi gesti e atteggiamenti nuovi.
Il prof. Vian ha all’inizio ricordato l’inaspettata rinuncia di Papa Benedetto, dettata da cause naturali, diversamente da quelle dei secoli passati (da almeno 600 anni non ve ne erano più state) che avvenivano per lo più per contrasti. E come Benedetto XVI, quando spiegava di non avere più il vigore necessario per guidare la Chiesa, abbia delineato i tratti del successore, uomo forte per prendere in mano il timone della Chiesa.
Eccoci dunque all’elezione di Papa Francesco, avvenuta in tempi molto rapidi. A Vian – come lui stesso ha riferito – diversi Cardinali hanno confidato di essere giunti con idee non chiare, e di aver poi vissuto nel Conclave una profonda esperienza spirituale. Quindi, un consenso formatosi rapidamente dal punto di vista umano dopo il breve ma incisivo intervento di Bergoglio e poi, nell’ottica di fede, l’assistenza dello Spirito santo che li ha guidati nella scelta.
Una scelta “davvero clamorosa”, ha detto Vian. Non era infatti mai stato eletto un Papa del Nuovo Mondo, preso “quasi alla fine del mondo”, usando le stesse parole del nuovo Pontefice, che – ha sottolineato il relatore – non erano una battuta.
“Papa Francesco – ha aggiunto – è un uomo di preghiera, meditazione; si sveglia prima delle ore 5 e prega, legge il breviario, le letture del giorno, medita. Lui lo fa perché (ed è un’altra novità) è un gesuita; mai un gesuita era stato eletto Papa. I gesuiti si preparano molto, sono abituati a una vita di meditazione, preghiera, sono in genere confessori eccellenti, profondi conoscitori dell’animo umano. Quindi, quando parla, anche se a braccio, le parole sono pesate”.
Per la prima volta, allora, un Papa americano, gesuita e… di nome Francesco, un nome non cristiano di per sé, ma il “più cristiano” di tutti; un nome che è un programma volto ad aiutare la Chiesa ad imitare sempre più Cristo, a essere povera e per i poveri, a non restare chiusa ma ad andare fuori, alle periferie non solo geografiche.
Il viaggio a Lampedusa, la Gmg di Rio, le omelie in cui si parla con insistenza della misericordia, il modo molto efficace di comunicare, il mettersi in gioco in prima persona sono solo alcuni dei momenti di un pontificato che, seppur agli inizi, “ci fa capire che ci saranno molte novità”. Una musica diversa – ha ribadito più volte Vian – per esprimere le stesse parole.
A conclusione si è svolto un ampio e interessante dibattito.