di Tonio Dell’Olio
La scadenza prevista (2 febbraio) è passata, ma senza nessun accenno. Nemmeno una dichiarazione che lasciasse prevedere una modifica, o quantomeno riuscisse a offrire una motivazione, una ragione, per il tacito rinnovo dell’accordo tra Italia e Libia sulla “gestione dei migranti”.
Chiunque in questi anni abbia avuto a che fare con persone costrette ad abbandonare la propria famiglia e la propria patria per ragioni di guerra o di fame o di minacce ricevute… sa che la permanenza in Libia ha costituito la fase più dolorosa e difficile. In alcuni casi è durata mesi e, in altri, anni.
Torture di ogni tipo, violenze, riduzione in schiavitù, persecuzioni in ragione del colore della pelle o della fede professata: sono solo alcune delle atrocità a cui i nostri fratelli e le nostre sorelle africane sono sottoposte. È amaro ammetterlo, ma tutto questo è avvenuto anche con il concorso dei Governi che si sono succeduti nel nostro Paese, e che hanno finanziato la permanenza e il blocco delle persone migranti in Libia in quelle condizioni.
Il testo di quell’accordo è sconosciuto e la società civile chiede di renderlo pubblico. La controparte libica è stata rappresentata da persone ricercate dall’Interpol per reati gravissimi. È molto probabile che la somma considerevole che l’italia e l’Europa verserà nelle casse libiche contribuirà a finanziare la guerra in corso. È ora,che quell’accordo venga quantomeno riveduto.