Accolti dal Padre misericordioso

SINODO SULLA FAMIGLIA. Dal “nostro inviato” don Saulo Scarabattoli. Un tema su cui ci si è confrontati è quello dei divorziati risposati. Qualche scambio di dee

Sinodo-cmykSi può “vivere” – pienamente – senza un Padre? Si può vivere senza sapere che il nostro Dio si fa chiamare Abbà, “papà”?

Ricordo, alcuni anni fa: arriva in carcere una donna che aveva ucciso la mamma. Disperata, in stato confusionale, possiamo immaginarlo. Gli agenti mi consigliavano di stare lontano dalla cella, poteva essere pericoloso. Invece mi avvicinai, le domandai se conosceva questo racconto del Vangelo. “No”, mi rispose.

Glielo raccontai, le parlai di un Padre che non rifiuta mai l’abbraccio ai figli… Mi sembrò che si rasserenasse un po’. La trasferirono subito dopo, e non la rividi più… Ho la speranza che quel piccolo racconto le abbia aperto uno spiraglio di cielo.

La Chiesa, al Sinodo, si è come fermata, ha provato a sostare e guardare ancora una volta al cuore di questo Padre, per imparare ancora una volta la misericordia.

E se questo Padre ha un abbraccio per un figlio che ha commesso un omicidio, lo rifiuterà a un figlio che si trova in una situazione matrimoniale “irregolare”?

Sappiamo bene la differenza tra un “atto” e una “situazione”; eppure anche per chi si trovasse in una situazione che non è più possibile cambiare, non ci sarà un sentiero per l’incontro con il Padre? E se non si potrà muovere il figlio, non si muoverà il Padre per andare, lui, a cercarlo?

Uno dei Padri sinodali, in un’intervista, aveva sostenuto che è vero che il Padre abbraccia il figlio e lo perdona, ma solo perché è tornato a casa – come a dire, il Padre aspetta, immobile.

Ma è così? Un Padre fermo che non va incontro al figlio? Il racconto del Vangelo dice il contrario: questo Padre, quando vede il figlio, “gli corse incontro”.

Ma supponiamo che questo figlio, che se n’è andato di casa, pur desiderando tornare, non possa più farlo: ha ripensato al suo gesto, si è pentito, ha deciso di tornare (“Mi alzerò e tornerò da mio padre”), ma ci sono delle circostanze che glielo impediscono (per rimanere nella parabola: la strada è interrotta, lui è malato…).

Che farà il Padre?

Quando ero al Sinodo, ho fatto questa domanda (tramite WA, un sistema di comunicazione di gruppo) a varie persone della parrocchia. Tutti mi hanno risposto che il Padre andrà, lui, alla ricerca del figlio rimasto intrappolato lontano.

Questo padre che, “vistolo, gli corse incontro”, se non lo vede, continuerà la sua corsa… E porterà con sé la veste e i sandali e l’anello (forse non il “vitello grasso”!), e sarà lui a muoversi per abbracciare il figlio che vorrebbe, ma non può più tornare.

Alcuni vescovi, soprattutto sudamericani, descrivevano la situazione di una donna, per esempio, sposata ma poi abbandonata dal marito che magari le ha lasciato anche vari figli (accade spesso, purtroppo). Se poi incontra e accetta di stare con un uomo che accoglie e sostiene lei e i figli, sarà rifiutata per sempre da Dio Padre? Se, per amore dei figli, pur desiderando un matrimonio “regolare”, accetta questa convivenza, potrà essere condannata ed esclusa per sempre dalla Chiesa?

Questa domanda, dolorosa, è risuonata nel Sinodo.

Nel documento conclusivo non c’è una riposta definitiva; ma il “cuore” della Chiesa si è fatto sensibile a questa situazione.

Il Papa nell’esortazione post-sinodale (già annunciata) ci indicherà i sentieri da percorrere.

Là dove il figlio, pur desideroso di tornare, non “potrà” farlo, sentirà – una volta o l’altra – bussare alla sua porta. E andando ad aprire, lo sorprenderà il sorriso e l’abbraccio del “papà” (Abbà).

 

AUTORE: Don Saulo Scarabattoli