– Paolo Giulietti –
“La pacchia è finita”. L’espressione è stata usata diverse volte dal Ministro Salvini, a commento delle misure adottate dal governo in materia di immigrazione, caratterizzate in genere da restrizioni di carattere normativo o relative ai criteri di gestione del fenomeno. Non fa eccezione il recente bando che le prefetture di tutta Italia hanno pubblicato lo scorso mese di Febbraio. Dove però, tra i tagli, sembra esserci anche quello al rispetto per l’ambiente; il capitolato prevede infatti che agli ospiti dei centri di accoglienza siano fornite lenzuola monouso, da cambiare ogni tre giorni, e che tutto il necessario per la consumazione dei pasti sia anch’esso usa-e-getta.
Ci siamo divertiti a fare due conti: per un gruppo di 50 profughi, si consumeranno annualmente oltre 6.000 kit per dormire (composti da due lenzuola e una federa, che fa 18.000 pezzi); quasi 55.000 posate monouso in plastica; 36.000 piatti; 55.000 tra bicchieri e scodelle; 55.000 tovaglioli di carta e altrettante tovagliette.
Il costo, per il soggetto gestore, dovrebbe aggirarsi intorno ai 12.000 Euro (240 Euro a persona). Ci domandiamo quale sarà il costo ambientale finale, visto che la maggior parte di questi 150.000.000 oggetti di plastica andrà a finire in discarica o negli inceneritori, trattandosi di materiale che – prevedibilmente – non verrà pulito prima di essere gettato. Si potrebbero – è vero – usare le nuove bioplastiche compostabili, ma la riduzione del budget complessivo renderà assai improbabile che gli enti gestori possano farvi ricorso. Se ne gioverà l’igiene dei luoghi di accoglienza? A parte il fatto che dormire tra lenzuola monouso già non è piacevole per una notte – figuriamoci per dei mesi! – bisogna pensare che il materiale non sarà acquistato periodicamente, ma tendenzialmente in un’unica soluzione e in confezioni di grande formato, per abbattere i costi: i lunghi tempi di giacenza in magazzino e soprattutto la conservazione delle confezioni aperte non giocano certo a favore della pulizia.
Tutto questo mentre il Parlamento europeo ha deliberato la messa al bando della plastica usa-e-getta entro il 2021 e il nostro Ministero per l’ambiente, divenuto “plastic free” nell’estate scorsa, ha lanciato la campagna “Plastic free challenge”, volta ad azzerare il ricorso a oggetti di plastica con alto potenziale inquinante e facilmente soggetti alla dispersione in mare.
La pacchia, purtroppo, è finita anche per l’ambiente del nostro Paese.