Domenica 30 marzo a Cannaiola di Trevi si è tenuta l’Assemblea regionale dell’Azione cattolica umbra, ultimo atto del lungo cammino assembleare iniziato a ottobre 2013 con le assemblee parrocchiali e poi quelle diocesane. Riunirsi in assemblea è per l’Ac non solo il momento in cui eleggere democraticamente i propri rappresentanti ai diversi livelli in cui essa opera, ma soprattutto occasione per stare insieme, condividere e confrontare le scelte, i cammini, le necessità delle proprie realtà. La giornata è iniziata con la messa vissuta insieme alla comunità parrocchiale di Cannaiola.
Stefano Sereni, delegato regionale uscente, ha aperto l’assemblea ringraziando l’Ac che gli ha permesso di superare i suoi limiti vivendo il suo servizio da “tifoso e contadino”: tifoso perché ha creduto sempre nella proposta associativa e si è prodigato per farla crescere e contadino perché ha imparato la pazienza dell’attendere il maturare dei frutti. La delegazione regionale, ha continuato Sereni, come collegamento tra le diverse realtà diocesane, ha operato secondo le indicazioni, le necessità e le scelte delle diocesi, secondo il principio di sussidiarietà e solidarietà. Essendo una regione piccola ma molto variegata, c’è il rischio di voler creare “una super-diocesi” piuttosto che accompagnare, a volte anche con fatica, le piccole realtà parrocchiali in un servizio mirato e capillare sul territorio che è proprio dell’Azione cattolica. Per evitare tale rischio, ha aggiunto, bisogna tornare all’essenziale e lavorare più sulle relazioni che sulle ‘cose da fare’, affinchè gli adulti tornino a essere punti di riferimento per le giovani generazioni e ci sia un maggior senso di responsabilità e di servizio che si manifesti, non solo in ambito ecclesiale, ma soprattutto in ambito sociale dove ciascuno è chiamato a vivere la testimonianza con la propria vita e il proprio operato.
Su questa scia anche Gigi Borgiani, segretario nazionale Ac, che ha ricordato come l’Azione cattolica non è e non deve essere solo un apparato organizzativo, ma un corpo organico che si prende cura delle relazioni, dell’interiorità di ciascuno e della formazione, intesa non come tecnicismo ma come accompagnamento nella crescita e maturazione di sé e del proprio ruolo nella società.
Nel pomeriggio c’è stato il confronto sul tema “Ac e Uffici pastorali, un rapporto non sempre facile” introdotto da Luca Diotallevi, professore di sociologia presso l’Università Roma Tre e aderente di Ac, al quale sono stati invitati a partecipare tutti i direttori degli Uffici pastorali delle diocesi umbre.
L’analisi della situazione pastorale, non solo umbra, non è molto rosea in quanto si vive un’ipertrofia della Pastorale che tende a sostituire i laici nelle loro specifiche funzioni e a clericalizzarli all’interno delle strutture della Chiesa. In questi ultimi anni la Chiesa ha cercato più visibilità perdendo però rilevanza sociale. A detta del professor Diotallevi cinque sono le condizioni per un cambiamento di rotta: un discernimento capace di farci uscire dalle sacrestie e vivere nel mondo; una lotta contro la mercantilizzazione del sacro, salvando il senso della trascendenza e dei sacramenti; il coinvolgimento della “carne” nella sequela con un allenamento all’ascesi; il fare insieme perché da soli non si può e lo stare nelle istituzioni della Chiesa da laici, cioè poco e umilmente perché l’essenziale non sta dentro la Chiesa ma sta fuori!