M’ha stravolto la fiction-no-fiction (ma non c’era nulla di fictum, di inventato) di Peppe Fiorello che su Tv 1 ha interpretato alla grande Roberto Mancini, il poliziotto che nell’aprile 2014 è morto avvelenato dai veleni della Terra dei fuochi. Contro quell’infamia, Mancini si era battuto come un leone per più di dieci anni; contro il cancro causato anche in bimbi di pochi anni. Stravolto. Quell’ora di tv m’ha causato un attacco di “sindrome di san Paolo”, una patologia allucinatoria episodica che ti identifica con l’Apostolo delle genti e ti spinge a rilanciare oggi il discorso che lui troncò allora, in pieno Areopago: accennò alla resurrezione di Gesù e gli Areopagiti, tossicchiando, l’invitarono a tornare domani, e lui capì l’antifona e non tornò. Non tornò e lasciò a metà strada il suo discorso sul Dio che essi adoravano senza conoscerlo.
Rilanciare quel discorso per gli uomini di oggi, suggerisce la sindrome. Ma… come?
Ci sarà – mi son detto nella mia follia – da qualche parte del mondo un consesso di saggi che svolgono oggi quella che al tempo di san Paolo era la funzione dell’Areopago; e se c’è, come ci dev’essere, è sicuramente a Roma, dove certi ipotermici intellettuali chic, tutti impegnati a trovare l’ago velenoso nel pagliaio del Vaticano, fanno pensare a una foto criptata del più arcigno di quegli antichi saggi, o quasi saggi.
Febbricitante di desiderio, ho chiamato un centinaio di abbonati telefonici romani. “Saggi”: ha risposto da casa un dipendente del Comune, uno dei furbetti del cartellino che – guarda caso! – lavorava da casa. “Sapienti”: ha risposto un rigattiere, certo Buzzanca Aleandro. “Filosofi”: ha risposto il centralino d’una clinica psichiatrica per incurabili.
Lo scoraggiamento per la mia inutile ricerca di un Areopagita targato 2016 ha posto fine all’azione nefasta della “sindrome di san Paolo”, ma la voglia di rilanciare e aggiornare quel suo messaggio è rimasta. “Aggiornare” per rilanciare… a chi? Ma ai miei 21-lettori-21, poffarbacco! Ci provo.
No, non posso dire: “Vi parlo di quel Dio che adorate senza conoscerlo”. Devo dire: “Vi parlo di quel Dio che, pur adorandolo, non conoscete”. Non lo conoscete perché credete che sia il vostro Dio, e solo vostro, vostro e dei vostri. E invece Lui è il Dio di tutti. Non solo delle molte suore sante e sconosciute, non solo dei pochi eremiti che ancora si macerano in solitudine alla ricerca del Suo volto, ma anche dei poliziotti compagnoni e generosi, che in chiesa ci vanno quando ci vanno, ma, quando arriva il momento, la vita la sanno regalare senza pensarci due volte, e subito dopo, faccia a faccia con Lui, scoprono quel vostro Dio, che è anche il loro. Anche. Il Dio di tutti.