L’approccio del Sommo Pastore con i suoi fedeli è dunque radicalmente cambiato da Giovanni XXIII in poi, fino a Papa Francesco. Cambiato nella misura in cui è stato recuperato il primato del servizio nella vita ecclesiale. “Primato del servizio”: che dicitura solenne! Ma Gesù, l’ultima sera che trascorse con i suoi, l’ha affermato con una forza straordinaria, certo!, ma nella più trita quotidianità, quella di chi prende una parannanza, se ne cinge i fianchi e lava i piedi a coloro che stanno cenando con lui. Credo che proprio questo combinarsi di forza straordinaria e trita quotidianità abbia shockato Pietro, spingendolo a un precipitoso e maldestro tentativo di rifiutare il gesto di Gesù; al quale ovviamente è bastato poco (“Se ti rifiuti, non ti voglio più con me!”) per provocare il precipitoso dietrofront dello spaccone di Cafarnao, che ipotizzò (esagerato come sempre!) che anche le sua mani e la testa potessero usufruire del trattamento proposto da Gesù. A noi, cultori del servizio nella sua versione nobile, manca la quotidianità del gesto: mi chiudo in casa, la domenica pomeriggio, per fare un buon servizio al gruppetto di adulti che incontrerò nella lectio divina di sabato prossimo, stilando una traccia di riflessione che, se possibile, permetta ai nostri interventi di non andare per campi. Poi però, subito dopo cena, lascio che siano altri a sparecchiare la tavola.
E quando bisogna andare ad aprire il garage perché torna Dino con la sua macchinetta, ci mando Luca. In tutti gli edifici addetti alla promozione della parola di Cristo (Città del Vaticano, Patriarchiati assortiti, arcivescovati, vescovati, santuari, parrocchie, conventi, comunità d’accoglienza…) andrebbe affissa in bella vista una lapide: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire, e dare la mia vita in riscatto per molti”; ma – attention, please! – una lapide con, sotto, il commento di Bruno Maggioni. Per servire: non per “un gratificante campo di lavoro”, ma per mettermi da parte degli schiavi, quelli antichi (il 93% della popolazione) e quelli di oggi (diverso il tipo di schiavitù, identica la proporzione). Per dare la vita: non solo per morire sulla croce, quando sarà il momento fissato dal Padre, ma anche per mettere fin da subito, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, la mia vita quotidiana a disposizione di tutti i miei fratelli uomini, che sono una sterminata moltitudine bisognosa di riscatto. Vedete cosa succede quando un biblista esce dal tepore del suo studiolo e va in campagna, a impregnarsi anche lui dell’“odore delle pecore”!