Due settimane è durato il mondo, due settimane in tutto. Il resto… milioni di anni? Già, ma sono solo dettagli. Due settimane.
La prima ebbe un avvio fragoroso, quando Lui lasciò libero il suo bosone, quello del cui brevetto Higgs ha ritenuti lecito appropriarsi solo per il fatto d’averlo scoperto.
Dicono Lorsignori: il bosone di Higgs è un bosone elementare, massivo e scalare che gioca un ruolo fondamentale all’interno del Modello standard. Venne teorizzato nel 1964 e rilevato per la prima volta nel 2012 negli esperimenti Atlas e Cms, condotti con l’acceleratore Lhc del Cern.
Balle. Il suo bosone, Dio lo tirò fuori quando ritenne opportuno tirarlo fuori, e gli affidò il Big Bang. Prima però, con un pantografo grande quanto il cielo e la terra messi insieme, disegnò rapido e preciso il giardino che il gran botto avrebbe posto in essere; nel suo sottosuolo accumulò forme infinite di energia; poi lo affidò ad Adamo e a Eva perché lo coltivassero.
La seconda settimana è quella che culmina nella Pasqua, con tutta la sua forza portentosa, una forza che (hasta la vista!) non “rappresenta” ma “ri-presenta” il Mistero che ci ha salvato.
Comincia e finisce in gloria, questa seconda settimana, tra un grido clamoroso (“Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”) e un invito appena sussurrato, un filo di voce (“Non cercate tra i morti colui che è vivo”). E in mezzo, due oceani di dolore, uno fatto di paura della morte, l’altro fatto di lacerante impressione che Dio lo abbia abbandonato… E al centro…
Al centro, in alto, quelle parole luminose: “Fate questo in memoria di me”, il pane e il vino, quanto basta per affrontare il cammino della vita.
Al centro, in basso, lui che lava i piedi ai suoi discepoli: il vertice della saggezza.
Mi torna nel cuore il ruggito del vecchio leone che ferì la mia giovinezza. Lui, l’ennesimo tra i fiorentini destinati a spiazzarti, Giovanni Papini. Aveva inneggiato alla guerra come sola igiene del mondo, aveva auspicato un caldo bagno di sangue nero per l’Italietta meschina dei suoi tempi.
Adesso terminava la sua Storia di Cristo con un singhiozzo straziato:
“Abbiamo bisogno di te, di te solo, e di nessun altro. Tu solamente, che ci ami, puoi sentire per tutti noi che soffriamo la pietà che ciascuno di noi sente per se stesso…
Ma noi, gli ultimi, ti aspettiamo. Ti aspetteremo ogni giorno, a dispetto della nostra indegnità e d’ogni impossibile.
E tutto l’amore che potremo torchiare dai nostri cuori devastati sarà per te, Crocifisso, che fosti tormentato per amor nostro e ora ci tormenti con tutta la potenza del tuo implacabile amore”.