Da tempo si parla della necessità di liberare il sacramento del matrimonio da quella gabbia giuridica che ne soffoca la natura sacramentale: ridurlo a un contratto minimizza l’iniziativa della grazia, che nei sacramenti diventa forte e specifica.
Ebbene, l’ultimo Rituale che Roma ci ha inviato suggerisce che chi si sposa lo faccia recuperando il ricordo del battesimo, del santo evento che ci ha fatti cristiani. Un passo nella direzione giusta. Ma nella liturgia il ricordo non si riduce a un’immagine che la memoria allora ha custodito e adesso restituisce; nella liturgia santissima il memoriale, non rappresenta ma ri-presenta, riattualizza l’evento di cui fa memoria L’evento del battesimo, che consiste…
Per secoli ci siamo accontentati di leggere il battesimo secondo lo schema ilemorfico messo a punto dalla teologia scolastica: una volta che s’è detto che la materia del sacramento è l’acqua, e la forma del sacramento sono le parole pronunciate dal ministro, del rito battesimale s’è detto tutto.
No, non s’è detto tutto, perché un sacramento è sempre memoriale della grazia che lo ha pensato, che gli ha dato vita, che lo colma di se stessa. E questo nel battesimo vale non solo per l’acqua che purifica, ma anche e soprattutto per l’unzione crismale che consacra.
In proposito, la diocesi di Torino ha diffuso questa nota. L’unzione crismale è uno dei gesti più significativi del rito del battesimo, lo sigilla e conforma il battezzato a Cristo stesso: “Egli stesso ti consacra con il crisma della salvezza, perché inserito in Cristo, sacerdote, re e profeta, tu sia sempre membro del suo corpo per la vita eterna”. Il gesto dell’unzione viene compiuto sul capo del battezzato con il sacro crisma, l’olio profumato consacrato dal vescovo nella Messa crismale. Un gesto solenne e pieno di dolcezza. Le parole “Cristo” e “crisma” hanno, infatti, la stessa radice, e questo vuol dire che il battezzato è “cristificato”, cioè trasformato a immagine di Cristo stesso.
Ma se questo è vero, perché il nuovo Rituale limita all’acqua che scorre il ricordo del battesimo da proporre agli sposi? La seconda parte della liturgia battesimale non è certo un’appendice della prima, né è un semplice gesto d’augurio, come lo sono stati gli altri due segni di croce, quello all’inizio del rito sulla fronte del battezzando e quello sul petto, con l’olio dei catecumeni.
C’è ben altro: questa seconda parte della liturgia battesimale recupera e rilancia lo stato di vita che si aprì al battezzato, una volta purificato dall’acqua: “Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, ti ha liberato dal peccato e ti ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito santo, unendoti al Suo popolo; Egli stesso ti consacra con il crisma di salvezza, perché, inserito in Cristo, sacerdote, re e profeta, tu sia sempre membro del suo Corpo per la vita eterna”.
Sacerdote, re e profeta: che dire, di fronte a queste tre parole? Tre macigni. Che dire?