La preghiera eucaristica V/A ha come titolo “Dio guida la sua Chiesa”. Affermazioni del genere sono presenti, con le dovute varianti, in tutte le religioni: Dio “conduce il suo popolo”, “assiste la tribù che gli è cara”, “benedice i suoi devoti”: Ma quasi tutte le religioni lo dicono solo perché Do è il “mio” Dio, che benedice noi e maledice, o quanto meno trascura quelli che non appartengono al nostro popolo.
Qui a Gubbio, nel territorio a est dell’alto corso del Tevere, lungo la dorsale appenninica e fino all’Adriatico, tra il sec. XIII e il sec. IV a.C. una civiltà di altissimo valore ebbe il suo centro. Una civiltà che amava talmente poco la scrittura che le Tavole eugubine rappresentano il 97% di tutta la sua produzione scritta. Amava poco la scrittura perché la parola era sacra e inviolabile; le stesse leggi sulla quale si fondava la convivenza nessuno le aveva scritte, ma tutti le sapevano a memoria.
Ebbene, quando, qui a Gubbio, i sacerdoti della corporazione Atiedia, dall’Arce Frisia (cioè in alto sull’imbocco della gola del Bottaccione), con le parole che, ad accompagnare una serie di riti, sono scolpite sul bronzo delle Tavole eugubine pregavano per la città, accarezzando con lo sguardo le sue strade e le sue vie, il loro mondo era tutto lì, fin dove arrivava lo sguardo. Oltre quel perimetro ideale c’era l’insignificante, il male, il nulla.
Nella preghiera eucaristica V invece il primo riferimento è letteralmente sconfinato, è il mondo grande di Dio, tutto il mondo, che “il Padre santo, creatore di ogni forma di vita” ha immesso nel gran mare dell’esistenza, e poi l’ha preso in carico con la decisione di “guidare il popolo che errava nel deserto” prima, e poi di “accompagnare la Chiesa, pellegrina nel mondo , con la forza dello Spirito e per mezzo di Cristo”, guidandoci così “nei sentieri del tempo, alla gloria perfetta del suo regno”.
“Ci”: noi tutti, noi che uno per uno gli eravamo presenti, ognuno con i nostri piccoli pregi e le nostre grandissime carenze, quando con i suoi “immensi doni” gratuiti ci impegnava a “cantare senza fine l’inno della sua gloria”.
Per questo la preghiera eucaristica V/A nella preghiera d’intercessione chiede al Padre di “fortificare nell’unità tutti i convocati alla tua mensa”, insieme con tutti coloro che nella Chiesa anno responsabilità pastorali. “Fortificati” per che fare? “Perché possano irradiare nel mondo gioia e fiducia, e camminare nella fede e nella speranza”. E di nuovo il primato del mondo. E accanto al primato del mondo, il primato del camminare. Nella gioia. Nella fiducia. Chi ha scritto questa preghiera non lo sapeva, ma stava cucendo addosso a Papa Francesco un abito su misura.