Il Programma nazionale asilo sarebbe in via di smobilitazione, a neanche un anno dalla sua effettiva istituzione. L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi a Firenze, in un incontro del Consorzio italiano di solidarietà che ha riunito il circuito delle “città dell’asilo”, quelle che hanno dato la propria disponibilità per l’accoglienza dei rifugiati politici. Ma si è presto diffuso anche in Umbria, dove sono due i centri di accoglienza per gli stranieri che chiedono il riconoscimento del diritto di asilo. L’idea e la realizzazione del Programma nazionale asilo (Pna) è nata dal lavoro di coloro che hanno creduto possibile e non più rinviabile la creazione di un sistema nazionale di accoglienza per i richiedenti asilo e di integrazione per coloro che vengono riconosciuti come rifugiati dal Governo italiano. Un progetto ideato dagli addetti ai lavori, che ha trovato supporto nel 2001 con la stipula di un protocollo di intesa tra il ministero dell’Interno, l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) e l’associazione dei comuni italiani (Anci), per la creazione di un sistema di accoglienza e di assistenza, decentrato e in rete, diffuso sul territorio nazionale e che assegna ai comuni un ruolo centrale di programmazione, coordinamento e controllo. Il finanziamento delle attività è stato di 20 miliardi in parte provenienti dall’8 per mille e in parte dal fondo europeo per i rifugiati. Un idea nata dal basso, dunque, che ha trovato voce e finanziamenti in uno sforzo comune di dimostrare che era possibile accogliere queste persone in modo ordinato, razionale e con una spesa decisamente contenuta. “Il nostro centro – spiega Andrea Foiano, del centro Pna di Todi – ha iniziato la sua attività il 10 agosto del 2001, ma ora a neanche un anno ci troviamo di fronte a un progressivo smantellamento della rete decentrata nazionale e di tutta l’esperienza del Pna. Il progetto non è stato rifinanziato dal Governo e con la fine del 2002 si rischia di chiudere completamente i battenti”.Per la prima volta, il Pna aveva portato a un coordinamento nazionale dei centri di accoglienza decentrata, in modo da evitare i grandi campi di “concentramento” per i richiedenti asilo politico. “Il paradosso – continua Foiano – è che entro il 2004 è prevista l’elaborazione di una direttiva dell’Unione europea che prevedrà l’istituzione di un sistema di accoglienza decentrata dei rifugiati politici, proprio sulla scorta dell’esperienza del Pna italiano. Un progetto comunitario al quale anche l’Italia dovrà adeguarsi: quindi ora rischiamo di smobilitare un sistema che già funziona, anche se sicuramente va migliorato, per poi andare a ricostruire lo stesso sistema fra uno o due anni”.Nel centro Pna di Todi ci sono una dozzina di richiedenti asilo, tra cui nove uomini provenienti dall’Afghanistan. Gli operatori della struttura, ospitata presso l’Istituto Crispolti, forniscono loro assistenza sanitaria, legale e amministrativa, oltre a una prima alfabetizzazione linguistica. Il permesso di soggiorno temporaneo, secondo la Convenzione di Dublino del 1990, e il permesso di soggiorno provvisorio per richiesta di asilo danno diritto all’assistenza economica degli enti locali e a un contributo statale di prima assistenza di circa 17 euro al giorno, per un periodo massimo di 45 giorni. Il problema, però, è che il richiedente asilo può risiedere sul territorio italiano ma non può lavorare. Scaduti i primi 45 giorni, quindi, gli stranieri fuggiti dai loro paesi per questioni politiche o religiose si trovano di nuovo nei guai, senza alcun tipo di assistenza, se non sono ospitati nei centri del Pna. I centri di accoglienza in ItaliaIl Programma nazionale asilo dal settembre dello scorso anno ha coinvolto 61 comuni capofila, altri 153 vi hanno partecipato di riflesso, 256 sono i centri di accoglienza attualmente operativi di cui 6 nelle aree metropolitane di Roma e Milano. Ad oggi vi sono ospitate 2107 persone, 2460 i beneficiari totali, un centinaio i rimpatri volontari e assistiti. La spesa complessiva, finanziata con fondi dell’8 per mille statale, dell’Unione europea e dell’Onu, è stata di circa 20 miliardi di lire. Quindici le regioni italiane interessate, 46 le prefetture, 6 le organizzazioni internazionali o organizzazioni non governative nazionali convenzionate con il Pna per progetti a valenza nazionale: Oim, Caritas, Cies, Cir, Ics, Ssi. 96 sono le associazioni locali direttamente impegnate nella gestione dei progetti, 445 unità di personale impiegato e infine 270 volontari impegnati nei progetti. In Umbria sono due i centri del Pna: quello di Todi, cogestito da Comune e Caritas presso l’Istituto Crispolti, e quello del Centro immigrati di via Scarlatti a Perugia.
A Todi dodici persone aspettano di ricominciare una nuova vita
Rifugiati politici: il Governo taglia i fondi ai Centri del Programma nazionale asilo
AUTORE:
Daniele Morini