È stata presentata il 17 luglio al Museo archeologico dell’Umbria a Perugia la statua di un “telamone” in marmo pentelico, di grandi dimensioni (m 1,90 per un peso di 8 quintali) rinvenuto in circostanze fortuite a Terni nel 1971, in tre frammenti. Trasportato a Spoleto, dove è rimasto finora nei magazzini del museo per trovare collocazione – dopo il delicato intervento di restauro, diretto dal soprintendente Mario Pagano, ed eseguito dalla restauratrice Roberta Mingione – nel chiostro di San Domenico.
Si tratta di un elemento architettonico che ritrae un personaggio maschile nell’atto di sorreggere un peso, le cui caratteristiche deporrebbero a favore di una datazione all’età adrianea. Faceva originariamente parte, secondo lo studio effettuato dal soprintendente Pagano, della straordinaria decorazione architettonica e scultorea del canopo di villa Adriana, singolare residenza che rievocava i luoghi più celebri dell’Impero romano. Il telamone fu trasportato a Terni all’epoca della riconquista giustinianea dell’Italia, per essere inserito nella ricostruzione della Porta romana della città, poi demolita dai Goti.
La presenza di telamoni a lato dell’arco d’ingresso delle porte urbiche romane è del resto ben documentata fin dall’età ellenistica e per quest’epoca trova riferimento nella facciata del palazzo dei Giganti nell’Agorà di Atene. L’arrivo dei Longobardi o una delle numerose alluvioni del contiguo fiume Nera ne impedirono il progetto.
L’allestimento dell’opera nel chiostro di San Domenico, sede del Museo, è stato eseguito dalla ditta Coobec di Spoleto, su disegno dei tecnici della Soprintendenza, in particolare dell’arch. Spartaco Capannelli con la collaborazione di Luca Bartolini. La collocazione ha tenuto conto del miglior angolo visuale rispetto all’ingresso nel chiostro. La realizzazione rientra in un più generale piano di ampliamento espositivo del Museo archeologico nazionale dell’Umbria, in particolare