Nella diocesi eugubina nella settimana che precede la Pasqua si svolgono manifestazioni che la pietà e la devozione popolare hanno trasformato in momenti di preghiera e di meditazione. A Gubbio, venerdì 6 aprile ritorna la “processione del Cristo Morto”, tra tradizione ed innovazione. Mostrati dai “sacconi”, i confratelli dell’antica confraternita di Santa Croce della Foce – che ne cura ancora oggi l’organizzazione – sfileranno per la prima volta i 24 nuovi simboli che richiamano la Passione di nostro Signore. “Quelli utilizzati fino allo scorso anno – hanno spiegato mons. Giuliano Salciarini ed il priore laico Giuseppe Filippetti – non corrispondono a quanto rappresentato nel seicentesco soffitto a cassettone della chiesa di Santa Croce, opera di Federico Zoi”. Progettati dall’architetto Francesco Riccardini, in altorilievo di legno di cirmolo, su supporto decorato del tipo “cartagloria” laccato a colori tenui e cornici dorate e anticate, sormontate dallo stemma della confraternita, sono stati realizzati dalla bottega “Artigiani eugubini”, dallo stesso Riccardini, da Giuseppe Filippetti nonché da Luigi Passeri, lo scultore che ha scolpito i santi dei Ceri. La processione, in costume, muove dalla chiesa di Santa Croce (ore 19) e si snoda per l’intero centro storico, rischiarata dai fuochi che si accendono un po’ ovunque, animata dalle preghiere e dal Miserere eseguito dai cori che segujono il Cristo Morto e la Madonna Addolorata. Dopo una breve sosta nella chiesa di San Domenico con una riflessione del Vescovo, ritorna nella chiesa di Santa Croce dove i cantori del Miserere si sfidano in un “battifondo” all’ultima ugola. Cantiano si appresta a vivere con la consueta intensità la Turba. La sacra rappresentazione del Venerdì santo trae origine, anche se non direttamente, da movimenti popolari di invocazione alla pace che si diffusero nelle Marche ed in Umbria intorno alla metà del sec. XIII. Anche Cantiano accolse nell’anno 1260 la “turba” di pentiti e imploranti di ogni età e condizione che, accompagnati dai canti del Miserere, battendosi e flagellandosi, invocavano il perdono, la pace e la fratellanza. Si formò così la compagnia dei Battuti che, al fine di tramandare la devozione, si rifece nel tempo al supremo esempio di penitenza e sacrificio, la passione e morte del Cristo. La Turba è la giornata più attesa nella vita dei cantianesi. Inizia alle ore 20 e si conclude alle ore 23 circa.