A chi serve ancora questa guerra

Ma davvero c’è qualcuno che pensa che trasferire missili a lunga gittata all’Ucraina aiuterà la pace? Perfino gli strateghi specializzati del Pentagono e i Capi di stato maggiore delle nazioni europee concordano nell’affermare (apertamente o con discrezione) che quella controversia non può avere una soluzione armata. Al contrario la guerra sembra destinata a proseguire a lungo, a trascinarsi stancamente e drammaticamente con il suo carico di distruzione, morti e sofferenze, se non si ha il coraggio di intervenire con tutta la forza diplomatica che il mondo ha in corpo.

Eppure, contrariamente a quello che ci hanno riferito i dispacci di palazzo, anche l’agenda del viaggio del premier britannico Keir Starmer in Italia segnava la richiesta del via libera indispensabile del Governo italiano all’uso in Ucraina degli Storm Shadow (“Presagio di tempesta”). A studiare bene le carte delle aziende, questo missile a lunga gittata che potrebbe superare i confini russo-ucraini e provocare la distruzione di obiettivi strategici in territorio russo viene prodotto dal consorzio europeo Mbda, sigla che include la francese Matra (ex Aerospace), la britannica British Aerospace (Bae) Dynamics e l’italiana Alenia, con un 25% di share di Leonardo.

Pertanto questi missili, per essere ceduti alle forze armate ucraine, hanno bisogno anche del consenso italiano che finora è stato negato. Ma il tema vero è che, se davvero ci si concentrasse nello sforzo diplomatico, nella riapertura di canali efficaci di dialogo con Putin e nella mediazione tra i due Governi belligeranti, forse si riuscirebbe a ottenere un risultato più apprezzabile di quello che si ricava continuando a gettare benzina sul fuoco della guerra. Né appare comprensibile e solido a questo proposito l’argomento secondo il quale il dittatore russo non ne vuole sapere, e forse nemmeno Zelensky.

Siamo riusciti a negoziare con i talebani afghani e con i peggiori dittatori della Storia! A questo punto serve piuttosto comprendere a chi serve la guerra. Serve sicuramente alle aziende di materiale bellico e di nuovi sistemi d’arma, che si inebriano del business e considerano ogni conflitto armato una nuova vetrina per testare ed esporre l’efficienza degli strumenti di morte, che poi piazzeranno in tutto il mondo.

Forse conviene alle potenze mondiali di Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e Nato per provare la propria forza su un terreno concreto e fiutare l’aria del dominio del mondo. In ogni caso, quella che stiamo percorrendo è la via della morte quotidiana di esseri umani inconsapevoli, che la guerra la subiscono e non la scelgono.

Da parte nostra, come credenti nel Vangelo della pace, dovremmo fare il tifo per la soluzione diplomatica, incoraggiando le parole del Papa e indirizzandole ciascuno al proprio Governo; ma nello stesso tempo dovremmo chiedere una riforma in senso democratico dell’Onu, che anche in questo scenario si rivela un utensile obsoleto e inutile; e incoraggiare le popolazioni dei Paesi in guerra a scegliere la strada dell’obiezione di coscienza. Sono queste le vie che il Vangelo della pace ci suggerisce, lontano mille miglia dalla logica della forza delle armi.

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