Oltre lo scandalo

Nel discernimento tra bene e male, la nostra società ha sempre meno certezze. Quello che una volta, sulla base dei “comandamenti” della Bibbia, veniva da tutti sentito e assunto come un punto fermo della coscienza morale, oggi è messo in discussione.

Talvolta le posizioni sono addirittura ribaltate. Capita soprattutto a quelle, tra le “dieci parole”, che chiamano in causa la famiglia, la vita, la sessualità. In questa situazione di relativismo, è positivo che lo scandalo “pedofilia”, fuori e dentro la Chiesa, abbia fatto scattare un allarme della coscienza morale.

Credenti e non credenti, siamo uniti nell’essere esterrefatti. Da che cosa deriva questa unanimità? Probabilmente dal fatto che è in gioco il bambino. Il bambino costituisce un’evidenza e una soglia.

Mi torna alla mente il monito che Giovanni Paolo II, nell’Angelus del 18 dicembre 1994, gridò ai signori della guerra: “Fermatevi davanti al bambino!”. Il Bimbo a cui egli si riferiva era innanzitutto il Dio fatto bambino a Betlemme.

Ma ogni bambino porta un raggio di quel volto umano-divino. Ogni bambino, con la sua innocenza, con la sua fragilità, con la simpatia che suscita, si impone alla prepotenza dell’adulto, la cattura con la dolce forza della tenerezza, e pone un “dato” che fa appello alla coscienza e in qualche modo la risveglia.

Per questo tutti sentiamo che la pedofilia è un fenomeno ripugnante. Tanto più grave che in essa si siano trovati implicati dei ministri di Dio. Un’esigua minoranza, certo, ma sempre troppi anche se si trattasse di uno solo!

Per valutare la gravità di questa colpa basta ricordare le parole e l’atteggiamento di Gesù. Al suo tempo, e nel suo contesto culturale, la condizione del bambino non era delle migliori e delle più protette. Gesù sfida la mentalità corrente nel porre il bambino al centro. Il Vangelo ha in proposito pagine dolcissime: “Preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse: Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me” (Mc 9, 36-37).

Il Papa ha fatto benissimo a dare alla Chiesa e alla società una testimonianza di rigore, scegliendo una linea di fermezza e di purificazione che è in piena linea con il Vangelo. Certamente, non si tratta di un giustizialismo ad oltranza: da un lato occorre la più ferma solidarietà con le vittime e l’assicurazione di una vera giustizia e di un’adeguata riparazione; dall’altro, rimane il concetto evangelico di giustizia, che mai crea “mostri” e sempre offre al reo una possibilità di riscatto.

Questi concetti ho voluto approfondire in un opuscolo edito da Cittadella, per offrire un piccolo contributo che, sullo sfondo doloroso di questo scandalo, aiutasse a ritrovare il filo di un futuro da costruire al riparo da simili traumi e all’insegna di valori comuni e di un’etica condivisa.

Ho scelto per questo il titolo: Nella notte una luce. , e lo scandalo che si è verificato anche nella Chiesa, somiglia infatti a una notte, ma in questa notte emerge un filo di luce proprio nel fatto che la coscienza morale ha reagito, e si è ritrovata in una certezza che non è da poco, mentre su tanti fronti sperimentiamo il naufragio degli orientamenti morali.

Si tratta ora di inseguire questo filo di luce, ritessendo un dialogo che porti tutti a confrontarsi sui fondamenti della moralità e sull’urgenza di un’alleanza educativa a vantaggio delle nuove generazioni, e comunque, del bene comune dell’intera società.

AUTORE: † Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino