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Partire con i giovani e il territorio

“Non bastano giuste celebrazioni dei grandi padri del passato, ma serve vivere con coraggio il tempo presente”. È un auspicio tra i molti che si sono ascoltati all’incontro di Comunità democratica tenutasi sabato 18 gennaio a Milano in concomitanza con il convegno di Libertà Uguale a Orvieto. Intento comune è stato quello di ridare spessore e significanza alla presenza dei cattolici in politica.

Occorrerà attendere, tentativi analoghi ce ne sono stati anche negli scorsi anni ma non hanno avuto esiti significativi. A poco era servito allora e può servire oggi il richiamo ai grandi padri del passato se non si risveglierà la coscienza sociale delle persone e delle comunità, se non si entrerà in sintonia con il pensare e l’agire dei giovani, se non ripartirà dal territorio come palestra dell’impegno per il bene comune. La memoria dei padri lasciata a se stessa non genererà coraggio e speranza neppure in un tempo in cui la democrazia subisce forti attacchi dall’arroganza di pochi nell’indifferenza di molti.

In questo quadro sono da raccogliere i segnali che vengono dal mondo cattolico in Austria e in Germania a fronte dell’avanzata di derive autoritarie. Il riferimento di questi movimenti in Europa è la dottrina sociale che anche oggi si propone come bussola per cattolici e non cattolici, per uomini e donne pensanti. Questa dottrina ha affermato il card. Matteo Zuppi nei giorni scorsi a Bologna all’incontro dal titolo “Immischiati!”, “è una cosa seria, esigente, da rendere concreta con la propria vita, non è un’etichetta di cui appropriarsi”.

Alla luce di queste parole due grandi occasioni si intrecciano per aprire un percorso nuovo nel solco di una storia che non chiede di essere ricopiata ma che indica le fondamenta della casa comune: il Giubileo e il Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Due occasioni che in un tempo di conflitti, disorientamento e mediocrità dicono che la politica può risollevarsi, può essere luogo di profezia se torna ad essere amata dai giovani e se si misura con la realtà del territorio. L’indicazione viene da papa Francesco quando nella Evangelii gaudium scrive che, se la dimensione sociale “non viene debitamente esplicitata, si corre sempre il rischio di sfigurare il significato autentico e integrale della missione evangelizzatrice”. Il messaggio è chiaro e tradurlo in concretezza è compito irrinunciabile dei cattolici di oggi come in passato lo fu dei loro padri.

Gli eventi di Milano, Orvieto, Bologna meritano di essere seguiti nei loro sviluppi, restare alla finestra non è una scelta ma una fuga dalla responsabilità. La profezia è nell’aprire nuovi processi di formazione all’impegno per il bene comune con i giovani e con il territorio. Come fecero i padri con competenza, creatività e coraggio. 

Paolo Bustaffa

 

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