Ogni news ha un limite

Sfogliando i quotidiani di giornata, facendo zapping tra i Tg di questo o quel canale, ascoltando la radio in auto o navigando in Rete, ho spesso una sensazione quasi di soffocamento. Da un conflitto all’altro, fra l’escalation di giornata e l’ennesima trattativa di pace, territori e città martoriati prima dagli incendi e poco dopo dalle alluvioni, e poi i barconi dei migranti inghiottiti dai mari coi sogni dei loro passeggeri, bimbi appena nati e sepolti in giardino, omicidi, femminicidi e altre violenze neppure immaginabili, dentro e fuori le famiglie, per strada, a volte senza neppure un ‘perché’.

A voi non capita di dover aprire la finestra per prendere una boccata di ossigeno di fronte a tutto ciò? Per carità, niente di nuovo. Nulla che non abbiamo già sentito fin da quando l’uomo e la donna hanno iniziato a popolare la Terra. Ma spesso si ha la sensazione che il limite – quello che ogni operatore dell’informazione dovrebbe darsi – si sposta sempre più in là, sempre di più verso confini inesplorati e pericolosi.

Un limite che non riguarda solo i giornalisti, che pure sarebbero tenuti a osservare un’etica e una deontologia professionali, ma che interpella anche autori, fotografi, videomaker, registi, grafici e gli stessi vertici di ogni impresa chiamata a fare informazione e comunicazione. E non voglio nemmeno aprire il “vaso di Pandora” dei social media, perché i mali che ne uscirebbero fuori potrebbero affondare del tutto le nostre riflessioni.

Allora, meglio tornare alla speranza. Come quella che sta nel tema che Papa Francesco ha scelto per la 59a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra nel 2025, e che è stato reso noto proprio in questi giorni. “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori” è il passaggio della Prima lettera di Pietro al quale il Santo Padre si è ispirato. Ci fa riflettere sul fatto che “oggi troppo spesso la comunicazione è violenta, mirata a colpire e non a stabilire i presupposti per il dialogo; è quindi necessario disarmare la comunicazione, purificarla dall’aggressività; dai talk show televisivi alle guerre verbali sui social il paradigma che rischia di prevalere è quello della competizione, contrapposizione e volontà di dominio”.

Per chiudere, attingiamo ancora alle cronache degli ultimi giorni: al cinquantenne modenese che ha appena strangolato la madre ottantenne e confessa tutto al microfono dell’ infotainment televisivo pomeridiano di turno, prima ancora che ai carabinieri. Ecco, è quello il confine tra tenere accesi microfono e telecamera, oppure decidere di spegnerli per non superare il limite.

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