Anche gli sposi vanno in seminario

Convegno della Chiesa italiana sulla pastorale della famiglia. La sintesi di mons. Nicolli

‘La famiglia di fronte all’impegno sociale e politico’ sarà il tema – ancora provvisorio – del convegno nazionale di pastorale della famiglia che si svolgerà il prossimo anno, dal 23 al 27 giugno, nel centro Italia, probabilmente nelle Marche. È quanto annuncia mons. Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia, tracciando un bilancio del convegno 2009 sul tema ‘Insieme verso le nozze. La preparazione al matrimonio’ (Cotronei – Calabria, 24-28 giugno). L’edizione 2010, spiega mons. Nicolli, sarà promossa dall’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia insieme con l’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro e con la collaborazione del Forum nazionale delle associazioni familiari. Come un ‘seminario’. Sintetizzando i lavori del convegno di Cotronei, mons. Nicolli sottolinea l’importanza dei percorsi di preparazione al matrimonio: questi – dice – sono come un ‘seminario’ che forma dei ‘ministri consacrati’ al servizio della Chiesa. Nel nuovo rito del matrimonio, infatti, gli sposi vengono ‘consacrati con l’imposizione delle mani e l’invocazione dello Spirito’. Il direttore dell’Ufficio Cei ricorda che in Italia ci sono ‘seminari’ pieni di fidanzati che chiedono il matrimonio cristiano e che ‘sono disposti a fare un percorso di formazione per prepararsi a vivere bene la loro vocazione sponsale e a esercitare bene il loro ministero nelle comunità cristiane’. A livello nazionale, circa il 70% dei giovani che si sposano scelgono di farlo ‘in Cristo e nella Chiesa’, per questo ‘non possiamo permetterci di gestire i seminari (corsi pre-matrimoniali) con superficialità e pressapochismo: dobbiamo investire in essi le risorse migliori’ per non arrivare al ‘giorno in cui, come avviene in molti Paesi europei, dovremo anche noi vedere i seminari vuoti perché i giovani non chiedono più il matrimonio cristiano’. Lo stile di Emmaus. Se la preparazione al matrimonio nelle diocesi italiane ‘non è ancora divenuta ininfluente e marginale’, secondo mons. Nicolli, ‘ciò dimostra che c’è stato un certo rinnovamento: in questi anni, in molti – sposi, sacerdoti, religiosi e religiose – si sono impegnati in modo sempre più generoso e competente nei percorsi formativi dei fidanzati’. Probabilmente, aggiunge il direttore dell’Ufficio Cei, ‘non abbiamo ancora realizzato’ quella ‘svolta storica’ di cui parla il Direttorio di pastorale familiare: con questo convegno si è ‘voluta chiamare l’attenzione della Chiesa italiana sull’importanza della preparazione al matrimonio e sollecitare l’investimento di risorse nuove che possano davvero operare l’auspicata svolta’. Ricordando la presenza al convegno il 25 giugno del presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, mons. Nicolli afferma che è stata ‘un segno tangibile della considerazione che la Chiesa desidera avere per la pastorale familiare e specificamente per la grande impresa della preparazione al matrimonio cristiano’. Questa, spiega il direttore, ‘non è un tema da affrontare in modo isolato, ma va collocata all’interno di un preciso progetto di pastorale familiare’ che ‘attiva sinergie con la pastorale giovanile, quella catechistica e con gli altri settori di servizio pastorale’. In questo, conclude mons. Nicolli, occorre rifarsi allo ‘stile di Emmaus’: ‘Ascoltare i fidanzati, condividere il loro cammino, partecipare alle loro emozioni e aiutarli a scoprire, con l’aiuto della Parola di Dio, la profondità e la bellezza del mistero che stanno vivendo’. Il fenomeno della convivenza. Mons. Nicolli riflette anche sul ‘vorticoso’ aumento del fenomeno della convivenza prima del matrimonio. Il direttore denuncia ‘il fallimento o l’insufficienza della pastorale di educazione all’amore nell’età dell’adolescenza e dei primi innamoramenti. I giovani che s’incamminano verso il matrimonio hanno alle spalle non soltanto un vuoto di formazione cristiana che spesso parte dalla cresima, ma si trovano anche impreparati ad affrontare le esigenze che una seria relazione di amore comporta per la sua stabilità e per la sua qualità. Anche per questo guardano al futuro con preoccupazione e incertezza, vedendo intorno a sé esperienze di fallimenti matrimoniali precoci’. Per mons. Nicolli, ‘da una parte dobbiamo accogliere con simpatia le coppie già conviventi che chiedono il matrimonio cristiano e accompagnarle in un rapporto interpersonale significativo, per tutto il tempo possibile, perché comprendano la realtà del sacramento che chiedono e si rafforzino nell’amore. Dall’altra non possiamo, però, rassegnarci al senso di impotenza di fronte al dilagare del fenomeno’. Per questo è ‘urgente’ mettere in atto nella Chiesa ‘una sinergia tra le varie componenti della vita pastorale per proporre agli adolescenti percorsi formativi’ che li aiutino a conoscere il ‘lieto annuncio di Dio sull’amore umano’ e a ‘crescere in una sessualità e affettività matura’.