Queste brevi note vengono scritte a tavolino mentre 500 mila (esattamente 496.637) studenti, sui banchi di scuola, stanno affrontando la prima prova dell’esame di maturità. Sono chiamati a svolgere uno dei temi proposti dal Ministero, la prova comune a tutti gli istituti superiori. Potevano scegliere tra l’analisi di un testo poetico di Montale, in cui si descrive il fascino del sorriso della persona amata, un saggio o articolo di giornale, un tema storico e uno di cultura generale. Gli argomenti più interessanti e coinvolgenti sono stati l’articolo 24 della Costituzione sul diritto alla difesa in ogni fase del processo, un commento alla situazione della donna nella cultura del ‘900, la figura dello straniero nella letteratura, le morti bianche, e il cambiamento del modo di comunicare i sentimenti dalle lettere d’amore ai messaggini inviati con il cellulare o via e-mail. Sono temi interessanti e attuali. Ad ognuno di noi verrebbe la voglia di trattarli, o almeno di sapere come i giovani maturandi italiani li hanno trattati. Potremmo sapere qualcosa di più sulla nostra gioventù, che spesso appare enigmatica e confusa. Certamente i giovani che arrivano all’esame di maturità sono parte privilegiata del mondo giovanile e dovrebbero saperlo, per apprezzare la possibilità che hanno avuto di seguire tutto l’iter di studio che li ha messi in grado di accedere all’università. Quello che dovranno affrontare dopo risulta difficile da prevedere. Il mondo della professione è più complesso e difficile e in questo momento offre molte incertezze e spazi di precarietà, che rendono perplessi e ansiosi anche gli studenti migliori, i quali si chiedono: maturi per che cosa?. Sarebbe facile e ovvio rispondere che, comunque, la formazione culturale ha valore per se stessa, è un bene prezioso. Ma sarebbe ancora più giusto assicurare loro un inserimento non fallace nel mondo della professione e del lavoro, uno spazio vitale, senza uccidere i vecchi, in una società accogliente e armoniosa, con la assegnazione equa di compiti, occupazioni e responsabilità. A questo dovrebbero servire i Governi e i Parlamenti. I giovani, intanto, si diano da fare per prepararsi nel modo migliore e si godano questo tempo che consente loro di accedere al sapere, alla ricerca della verità e alla formazione della loro personalità, non accontentandosi delle ricerche su Google, che funziona bene quando si è ben formati, ma potrebbe renderci passivi e ‘cretini’, come sospetta una rivista americana (Atlantic, citata da Marina Corradi su Avvenire). Per l’occasione della maturità si è avuto, come è tradizione, il messaggio del nuovo ministro dell’Istruzione, Stella Gelmini, che ha ricordato il suo esame con ‘l’agitazione e la preoccupazione’ che anche lei provò a suo tempo. Vi è stato un pensiero e un augurio anche da parte di Benedetto XVI, rivolto ai giovani che vanno in vacanze, perché usino bene il loro tempo per la formazione spirituale.
Maturi per cosa?
AUTORE:
Elio Bromuri