False accuse di insensibilità

Nel clamore delle polemiche sull’aborto – scrive Claudio Magris sul Corriere della Sera del 19 febbraio – c’è un grande dimenticato, Norberto Bobbio’, di cui ricorda un’intervista rilasciata alla vigilia del referendum sull’aborto dell’8 maggio 1981. Bobbio, morto nel 2004 a 94 anni, non era credente né, peraltro, ateo dichiarato. Era un cercatore della verità, che non riuscì a riconoscere nella rivelazione cristiana. Per coerenza e per rispetto, rifiutò i funerali religiosi. Lo citiamo non come un esempio di fede, quindi, ma di un atteggiamento che riteniamo onesto e sincero nei confronti della verità, e per ribadire la possibilità di confrontarsi in modo civile, rispettosi gli uni degli altri, tra credenti e non, aperti al dialogo considerato stile e frontiera di umana convivenza. Nella discussione sulla 194, e in generale sulle questioni che riguardano la vita, c’è un’agitazione che scuote i Consigli comunali, le sedi dei partiti, le tribune elettorali. Un po’ di moderazione di toni sarebbe necessaria, tenendo conto di dati concreti e di risultati tratti dalle osservazioni scientifiche. Sappiamo tutti che l’approfondimento delle conoscenze sull’origine e i meccanismi della vita nascente sono talmente progrediti che implicano un rispetto ancora maggiore di quello che potevano avere le generazioni passate, fornite di conoscenze meno certe e precise.Bobbio, il filosofo maestro di diritto e di laicità, come lo definisce Magris, autore di opere fondamentali che tutti gli studiosi di filosofia e di diritto hanno nelle loro librerie, in quell’intervista rilasciata a Giulio Nascimbeni per il Corriere della Sera diceva: ‘Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il ‘non uccidere’. E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere’. Aggiunge inoltre che il problema dell’aborto è ‘molto difficile, è il classico problema nel quale ci si trova di fronte a un conflitto di diritti e di doveri’ e ribadiva con chiarezza ‘il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell’aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all’aborto’. Questo modo di ragionare di un non credente è molto lontano dalle rampogne della Bonino e dei radicali, che se la prendono con chi è contrario all’aborto perché accuserebbe le donne di essere ‘assassine’ e farebbe ripiombare nella cupa clandestinità le pratiche abortive. Non è così che i cattolici hanno impostato la loro difesa della vita. Si è detto da sempre: aiutiamo le donne in difficoltà perché non siano psicologicamente ‘costrette’ ad abortire, non lasciamole sole di fronte all’impegno di accogliere una vita umana, la società non dia solo il permeso di eliminare una vita in maniera igienica, ma aiuti la donna a sostenerne lo sviluppo. Ci basti, pertanto, dire che essere accusati di insensibilità, di non avere comprensione e pietà per situazioni di sofferenza e disagio perché si difende il diritto alla vita contro il diritto alla soppressione di una vita, non ha un fondamento oggettivo né ragionevole.

AUTORE: Elio Bromuri