… E venne fuori l’islam

L’11 settembre 2001, il mondo è precipitato. Poco più di dieci anni prima, nel novembre 1989, cadeva il muro di Berlino. Il nostro pianeta sembrava riunificato. E in qualche modo lo era. L’attentato al cuore profondo dell’America lo ha messo in evidenza. Se nessuno può più vivere lontano dal mercato mondiale capitalista e sfuggire alla nostra ‘società iperconsumistica’, la gente non può più neppure essere al riparo dalle rivoluzioni della nostra storia. Ormai la guerra non ha più frontiere, soprattutto quando essa si scatena sotto forma di terrorismo. Gli attentati dell’11 settembre hanno fatto capire che la globalizzazione tocca anche l’universo della religione. L’islam ‘ il migliore e il peggiore ‘ si è spinto in primo piano. Da allora, i nostri Paesi occidentali hanno preso coscienza sempre più chiaramente di non essere più ‘cristiani’. Sotto lo shock dell’ateismo, si era potuto credere di non doverci più interessare della religione. Il fenomeno delle sette e la nebulosa del New Age ‘ che negli anni Novanta hanno tanto interessato i nostri Paesi – avevano già fatto capire che le cose non erano così semplici. Con il ‘coming out’ dell’islam, la questione religiosa diviene inevitabile. In Francia, cifre recenti mostrano che tremila persone all’anno si convertono all’islam, una cifra quasi identica a quella del battesimo degli adulti nell’Esagono. In Belgio, l’Università ‘Cattolica’ di Lovanio apre una sezione di formazione islamica per gli iman e gli insegnanti di questa religione. Un richiamo ai cristiani. A che punto sono nella conoscenza della propria religione? La loro religione è all’altezza dell’evoluzione culturale della nostra società? Possono accontentarsi di ‘una religione vale l’altra’ o sono spinti a riscoprire la specificità del Dio di Gesù Cristo? Essa deve essere cercata a fianco dell’alleanza unica tra l’umano e il divino, e del rispetto radicale da parte di Dio della nostra libertà, vista non in maniera individualistica ma come responsabilità. L’avvenire del nostro pianeta è affidato a noi. Lo costruiremo giocando le carte del dialogo, della fraternità, dell’uguaglianza oppure quelle del potere e dunque della guerra?

AUTORE: Charles Delhez (Belgio)