Maestro di tutti

Nei giorni in cui papa Benedetto è stato in visita in Polonia (25-28 maggio) non c’è chi non abbia pensato che egli stava svolgendo un magistero rivolto al mondo. Non una pretesa, ma un dato di fatto, un esempio ed un segno posto nel quadro scarso di modelli e di proposte positive della storia attuale. Il Papa tedesco non poteva non andare là dove risuona ancora vibrante la presenza del Papa polacco, cui era legato da intimo e profondo affetto. Ma non poteva non recarsi, da papa tedesco, là, in quel luogo dove più che mai gli uomini hanno degradato la loro umanità e dove i tedeschi sono stati protagonisti distributori di morte. Là doveva andare e dire parole di fede e di speranza. La figura bianca di Ratzinger, timido e teso, misurato e deciso, è apparsa come una presenza tragica, ammonitrice ed evocatrice di un mistero che trascende le potenze della ragione. Eppure alla ragione egli si è riferito e si riferisce sempre nei suoi discorsi. Egli procede nel ragionamento con passaggi che tendono a convincere, non con la suggestione delle immagini, ma con la forza cogente della logica. Ma ha detto pure, lui, il papa ‘amante della ragione’, come lo ha definito Bruno Forte, che questa, la ragione, non è costituita dalla fredda logica descrittiva dell’universo, quanto dalla logica dell’amore. In questo senso egli ha una certa pretesa di poter dire una parola che risulti comprensiva e convincente per tutti, divenendo maestro di tutti. Di tutti coloro che si lasciano trascinare dalle ragioni del cuore, che sono ragioni vere che riscaldano il cuore e non sentimentalismi vani. Questa è la logica del Vangelo che rivela all’uomo la sua natura perché diventi la sua condizione di vita. Nel campo di Birkenau ha detto: ‘Il Dio, nel quale noi crediamo, è un Dio della ragione – di una ragione, però, che certamente non è una neutrale matematica dell’universo, ma che è una cosa sola con l’amore, col bene. Noi preghiamo Dio e gridiamo verso gli uomini, affinché questa ragione, la ragione dell’amore e del riconoscimento della forza della riconciliazione e della pace, prevalga sulle minacce circostanti dell’irrazionalità o di una ragione falsa, staccata da Dio’. Queste parole, dette in quel luogo di orrore e di morte, sono la denuncia e l’esorcismo contro i mostri che il ‘sonno della ragione’ riesce a creare. Della ragione matematica e quella sofistica o quella del relativismo indifferente, incapace di distinguere il bene e il male, ce n’è nel mercato mediatico e culturale in abbondanza e maestri di ciò non mancano di diligenza nel promuoverla. Gli stessi nazisti erano estremamente ‘razionali’ quando progettavano lo sterminio di ebrei, zingari e di tutti quelli che si opponevano al loro potere. I cristiani quando parlano di ragione si riferiscono sempre a quel Logos o Verbo che è ‘l’amor che muove il sole e le altre stelle’ e che per amore si è fatto carne. Per questo pensiamo che quando ha parlato ad Auschwitz, papa Benedetto sia stato maestro di tutti ed abbia indicato una via da percorrere nel cammino degli uomini. Chi ha ascoltato quel discorso ha capito e seguito, con la mente e con il cuore, il travagliato viaggio attraverso la ‘valle oscura’ del pensiero cristiano contemporaneo ed ha percepito il significato di quell’arcobaleno tra tanto vento e pioggia, come un barlume di speranza accennato e offerto dal cielo alla buona volontà degli uomini.

AUTORE: Elio Bromuri