Non vogliamo dire che la Pasqua quest’anno è ‘inquinata’ dalla politica, perché in realtà l’evento pasquale delle origini ebraiche aveva un sapore ‘politico’ forte e profondo: la liberazione di un popolo dalla schiavitù di un faraone, esponente emblematico di ogni tirannia. La politica pertanto, quella che meriterebbe la P. maiuscola, come la P della pasqua, non dovrebbe inquinare la vicenda storica dei popoli. Dovrebbe invece segnare i passi in avanti della loro evoluzione nel cammino della civiltà. Ci domandiamo allora se le elezioni del 9-10 aprile scorso hanno qualcosa a che fare con questo discorso. Realisticamente parlando mi pare di no. La campagna elettorale e l’esito che ne è scaturito, a tutto fanno pensare meno che ad un popolo compatto in cerca di riscatto, quanto piuttosto ad un coacervo di partiti scalpitanti in cerca di visibilità per affermare le proprie ragioni e i propri interessi. In alcuni casi le loro rivendicazioni sembrano coincidenti con il bene pubblico, o almeno rivolte verso la salvaguardia di valori di comune vantaggio: difesa della vita, della famiglia, dell’occupazione, della sicurezza del posto di lavoro, dell’aumento delle pensioni minime, del sostegno alle imprese in difficoltà e altro. E ciò è positivo e va valorizzato. Vi sono invece partiti che hanno ‘inquinato’ la scena politica gettandovi dentro un cartello di presunte nuove esigenze e inediti diritti, quali i piccoli fasulli matrimoni di secondo livello detti pacs, liberalizzazioni di procedure in campi biomedici, richieste laiciste e anticlericali di ridimensionamento del ruolo della Chiesa cattolica nella società e simili. Ora, se un governo, pur legittimo, non riuscisse ad agire in modo autorevole e venisse ricattato dalla sua ala radicale, che conta circa 90 deputati, trovandosi davanti una metà della società contraria, per il bene del Paese dovrebbe procedere o verso una grande coalizione (molto improbabile date le relazioni psicologiche tra i rappresentanti dei poli), oppure avviare un processo che porti ad un rimescolamento delle carte e prossime nuove elezioni affrontando questioni di emergenza. Per evitare queste derive estreme la società civile e il Polo che ha perduto per un soffio, dovrebbero favorire la riconciliazione nazionale e la governabilità abbattendo il muro della contrapposizione muro contro muro e facendo opposizione seria e costruttiva nella ricerca dell’interesse collettivo. Per facilitare ciò dovrebbero scomparire nel costume politico i toni dell’arroganza, della delegittimazione vicendevole, dell’offesa personale, come si è purtroppo fatto da una parte e dall’altra, ricordandosi che in politica si mette in gioco la sorte di un intero Paese. Ci sono di mezzo milioni di persone che lottano dalla mattina alla sera per una vita dignitosa e felice. Non si può vivere divisi e contenti nella casa comune, come qualcuno sembra convinto di poter pensare.
Divisi e contenti?
AUTORE:
Elio Bromuri