Passione e passioni

Quando diciamo ‘passione’ possiamo intendere molte cose diverse tra loro e con valore persino contrastante: passione per i cavalli, per la musica, per i motori. Passioni, più o meno nobili, talune e confessabili. Non c’è bisogno di raffinate analisi linguistiche per comprendere in quanti molteplici e vari sensi questa parola sia usata. Qualcuno ne è schiavo, schiavo di se stesso, forse la peggiore delle schiavitù. Riferita al calendario cristiano il termine diventa solenne e si scrive maiuscolo, Passione, per indicare la settimana santa, nella quale si rievoca e si celebra il Cristo che soffre e muore in croce. Per i cristiani questa che inizia domenica prossima è la settimana per eccellenza, di cui non si può fare a meno perché in essa è racchiuso il significato della vita e della morte, il mistero pasquale, narrato, celebrato e rappresentato in molti modi. In tale contesto passione rimanda al patire, soffrire, subire, e morire, senza negare o separare l’altro significato di amore appassionato: morire per amore, amare fino a dare la vita per la persona amata. Questo secondo significato spiega e illumina il primo e rende ragione della speranza nella risurrezione. Di questa speranza si tratterà nel quarto Convegno della Chiesa italiana a Verona (16-20 ottobre 2006) che viene preparato da iniziative e manifestazioni, una delle quali si svolge a Novara in questo periodo fino al tre maggio (www.passionovara.it) ed ha come tema ‘Passio’. La Passione verrà illustrata nelle forme espressive delle arti e celebrata nelle liturgie della chiesa, sotto la chiave di lettura della fragilità esistenziale dell’essere umano, ‘Una fragilità salvata’. Passione, quindi, come esperienza del limite, della debolezza, malattia, vecchiaia, solitudine, delusione, morte. Un richiamo realistico alla condizione umana, contro l’idolatria dell’eterna giovinezza, dell’onnipotenza, del dominio e del possesso. Il progetto ‘Passio’ di Novara prelude e prepara al tema della speranza di Verona (‘Testimoni di Cristo risorto, speranza del mondo’) mettendo in evidenza che la fragilità umana è stata assunta dalla persona divina del Cristo che la illumina e la salva donandole la speranza, quella che non delude, perché fondata sull”amore più forte della morte’. La Passione che la Chiesa rivive in questa settimana, oltre ad illuminare il profondo enigma dell’esistenza umana, ridimensiona le passioni mondane che in questo tempo attraversano l’umanità da un capo all’altro del globo e suscitano lotte e divisioni anche nel nostro Paese. La politica, ad esempio, che dovrebbe essere una nobile passione (e per alcuni probabilmente lo è), congiunta pur sempre anche con interessi, dovrebbe essere ridimensionata nel suo impatto sulla psicologia e gli equilibri della società evitando menzogne, insulti, promesse smodate, minacce. Nello stile di vita di una nazione rispettabile si dovrebbe affermare meno passionalità e più razionalità. La vera passione è quell’altra, sperimentata da molti non soltanto con le liturgie, ma nei ritmi dell’esistenza, per fede e adesione volontaria al servizio degli altri o per condizione di vita povera e precaria: passione come amore, come servizio, come dono, come dolore. Passione che si scioglie nel suono delle campane di pasqua.

AUTORE: Elio Bromuri