A proposito dell’imminente referendum abrogativo della legge 40/2004, ho visto l’appello pubblicato da un gruppo di cattolici. Vi si legge che ‘compito dei vescovi è indicare valori, non imporre ai credenti scelte che competono alla coscienza e alla fede di ognuno’. Questo appello mi ha fatto ricordare una richiesta più volte e in varie maniere avanzata, anche su queste pagine (qualcuno ricorderà la polemica sul ‘silenzio dei vescovi’) che i vescovi esprimessero la loro opinione su questioni di natura politica. La questione da un punto di vista teorico e di metodo non pone difficoltà: il magistero della Chiesa è orientativo nei confronti delle scelte pratiche ed è destinato a formare le coscienze. Spetta poi ai fedeli laici, nell’autonomia della gestione delle cose terrene, di fare le scelte immediate seguendo il criterio della loro coscienza illuminata dalla fede e tenendo conto delle indicazioni del magistero ecclesiastico. Questo di volta in volta può essere prescrittivo o soltanto esortativo con valore di suggerimento o semplice opinione sulla quale si chiede una riflessione. Questa volta i vescovi italiani hanno parlato chiaro e il loro presidente, il card. Camillo Ruini in prima persona, non ha fatto mistero di voler galvanizzare i cattolici e tutti coloro che ne condividono il giudizio in modo da raggiungere un risultato concreto. I vescovi hanno avuto anche il suggello del Papa. Non hanno neppure cercato di mimetizzarsi in qualche formula sfumata o sibillina o mandando avanti una qualche longa manus oppure un prestanome o una controfigura. Hanno detto chiaramente a voce spiegata: non andate a votare per due ragioni: primo, perché la legge approvata dal Parlamento legittimamente eletto in maniera democratica è il modo più corretto per governare il fenomeno della fecondazione artificiale umana. Secondo, perché il referendum su questa materia non è lo strumento adatto, in quanto si tratta della vita umana al suo primo sorgere e non si possono risolvere i gravissimi problemi dei quattro quesiti apposti nelle quattro schede con un sì o un no. Bisogna bocciare il referendum in quanto è uno strumento in questo caso inadatto e perché i promotori sono gli stessi che furono e sono i sostenitori della legge sull’aborto e che ora spingono per l’eutanasia. In nome della scienza e della libertà sottovalutano il valore della vita umana nei suoi stadi di debolezza, sofferenza e difficoltà e pensano di farne un uso strumentale. I vescovi hanno dato il la, come fa il capocoro, poi la musica è continuata ed è diventata una polifonia dalle mille voci. Non c’è parroco e catechista e membro di qualche associazione cattolica che non abbia detto la sua in questo argomento. Alcuni laici e cattolici vorrebbero che si evitasse la crociata e la guerra di religione. Si dovrebbe però ricordare che il referendum non l’hanno chiesto i cattolici, ma un comitato di radicali e sinistre contro una legge prima ancora che fosse sperimentata, con il ricorso ad una pubblicità ingannevole, come ha notato il cardinale Ennio Antonelli di Firenze.
Referendum e coscienza
AUTORE:
Elio Bromuri