Nel tentativo di integrare al meglio gli immigrati e in particolar modo i più giovani, la Regione Umbria ha posto – tra gli interventi ritenuti prioritari – i servizi di sostegno all’inserimento scolastico. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Istruzione, gli studenti stranieri iscritti in provincia di Perugia sono 9.745 (il 10,8 per cento del totale) e 2.319 in provincia di Terni (l’8 per cento). Per questo settore palazzo Donini ha stanziato, complessivamente, poco meno di 900 mila euro all’anno: serviranno per realizzare progetti di accoglienza e di inserimento scolastico degli alunni stranieri, iniziative riguardanti le seconde generazioni di immigrati, per la diffusione e conoscenza della lingua italiana, il sostegno all’accesso all’alloggio, la mediazione culturale e l’inserimento lavorativo. Figli di immigrati a scuola? A volte sono un bel problema. Sbattuti sui banchi di una classe italiana a 8, 10, 12 anni, prelevati dal Marocco, dalla Romania, dall’Ucraina. La loro vita (e quella scolastica è buona parte della loro vita) cambia di colpo. Magari, nei loro Paesi, erano anche bravi, ma arrivano in Italia e non comprendono la lingua. ‘Si sentono subito svantaggiati rispetto ai loro coetanei italiani’, spiegano gli insegnanti. I loro genitori sono troppo occupati nel gestire le tante emergenze dell’emigrazione, ad iniziare dal lavoro che, per l’intera famiglia povera di mezzi economici, diventa necessariamente la cosa più importante. L’istruzione dei figli è completamente delegata alla scuola italiana: i genitori non hanno tempo per comprendere i loro tempi di inserimento, di aiutarli nei compiti, di parlare del loro rapporto con gli insegnanti e gli altri studenti italiani. Non possono nemmeno evitare di parlare nella lingua d’origine perché, a loro volta, non sanno bene l’italiano. I bambini vengono mandati a scuola perché è legge e perché mamma e papà devono andare al lavoro o badare a figli ancora più piccoli e alla casa. E allora iniziano i problemi. Studente fallito in Italia? Torna dai nonni’Quando giungono da noi’, afferma la presidente dell’Associazione genitori (Age) di Perugia, Anna Piazza, ‘spesso sono cresciuti con i nonni nei Paesi d’origine. I genitori non hanno potuto portali subito con loro, in quanto erano d’ostacolo nell’avviare il loro progetto d’emigrazione, di lavoro e di vita all’estero. Poi, quando va tutto male, quando i giovani non riescono ad inserirsi nella scuola italiana, sono costretti anche a rimpatriarli, a rispedirli dai nonni rimasti in patria’. Cosa fare, allora? Come andrebbero investite le risorse destinate a supportare gli studenti stranieri nella scuola italiana? ‘I servizi offerti dalla scuola vanno potenziati, ad iniziare da quello dell’aiuto compiti che è decisivo – continua Piazza. – Finora supplisce il volontariato, poiché la scuola ha sempre avuto pochi soldi per incentivare gli insegnanti a restare anche di pomeriggio con i bambini stranieri e con qualche italiano ‘zoppicante’ per altri motivi’. Senza risorse, parlare di autonomia scolastica diventa complicato. ‘Con una mia collega, per lavorare con i bambini stranieri anche nel pomeriggio, dal 15 gennaio al 30 maggio dello scorso anno, per tre ore ogni settimana, abbiamo ricevuto, in tutto, meno di 700 euro a testa’, spiega un’altra insegnante. Poco più di 15 euro all’ora. Il doposcuola che urge. Per due ore al giorno’Per loro serve un’attività seria e costante di doposcuola, almeno di due ore al giorno’, continua Giuliana Mattioli, insegnante alla scuola elementare ‘Aldo Capitini’ di San Mariano, nei pressi di Corciano. ‘Altrimenti questi studenti parlano poco, temono di mostrare la loro identità agli altri, presto restano indietro negli studi. Per chi non la frequenta, noi utilizziamo anche l’ora di religione per fare recupero, ma non basta”. ‘Vengono in classe senza compiti, o fatti male o a metà, non hanno nemmeno le matite e i quaderni per lavorare, perché nessuno li acquista per loro: si vede che la cura della famiglia sulla loro istruzione manca del tutto’, aggiunge Maria Elena Rossi, docente elementare della I A di Massa Martana. ‘Ma non per questo i loro genitori vanno colpevolizzati, poiché le difficoltà che la vita pone loro innanzi sono spesso enormi: è la scuola italiana che deve trovare, quanto prima, risposte valide e subito efficaci. Capendo, per prima cosa, dove investire bene i propri soldi’.
900mila euro per l’integrazione. Anche per le scuole
Cosa fare per gli studenti immigrati?
AUTORE:
Paolo Giovannelli