“ Non lasciate sposare le vostre bambine! Le privereste dell’educazione e dell’infanzia”.
Con queste parole Nujood, bambina yemenita, si rivolge ai padri e alle madri che cedono in matrimonio le figlie bambine ad uomini adulti.
La pratica è diffusa nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nelle zone rurali e nelle comunità più povere. Ancora oggi la pratica culturale minaccia una bambina su tre, costretta a sposarsi prima dei diciotto anni. Si tratta di matrimoni precoci , fenomeno che interessa molti paesi dell’Asia e dell’Africa. Secondo l’UNICEF, circa “ 70 milioni di donne nel mondo tra i 20 e i 24 anni si sono sposate prima della maggiore età “.
Senza dubbio, si tratta di una grave violazione dei diritti umani che trae origine dalla mancanza di istruzione e dalla segregazione in cui si trovano le bambine che non hanno alcuna possibilità di manifestare una propria scelta di fronte alle decisioni prese dai familiari. I genitori vedono le proprie figlie come una merce senza rendersi conto che l’investimento per la loro educazione potrebbe aprire un cammino di sviluppo economico sostenibile, una comunità ed una famiglia più forte.
La condizione di vita di queste bambine e adolescenti appare particolarmente grave dato che perpetua il circolo vizioso della povertà, le priva del diritto al gioco, all’ istruzione, alimenta la diffusione di gravi infezioni come HIV, Provoca un elevato rischio di mortalità durante il parto e le rende più esposte a violenze ed abusi.
Alcuni studi evidenziano la correlazione tra istruzione e salute, mostrando come la migliore formazione scolastica della madre porta a migliorare lo stato di salute proprio e dei figli posticipando l’età per contrarre matrimonio.
Impedire questa pratica culturale permette di recuperare il protagonismo delle giovani generazioni che possono essere fattore di progresso sociale ed economico. Le ragazze che completano gli studi saranno donne più consapevoli dei loro diritti contribuendo al cambiamento e al progresso della società.
L’UNICEF contrasta i matrimoni precoci favorendo l’accesso all’istruzione primaria, assistendo i governi dei paesi in via di sviluppo nell’elaborazione di norme più rispettose dei diritti delle bambine e delle donne e sensibilizzando le comunità locali.