Si è tenuto di recente a Castel Rigone una serata di approfondimento sugli studi storici di mons. Giuseppe Cernicchi. Di umilissime origini, con il proprio ingegno e ferrea volontà si fece largo nella strada del sapere e si distinse su tanti altri coetanei raggiungendo traguardi ragguardevoli.
Era nato a Castel Rigone, in piazza Monterone al n. civico 16 (primo piano) il 31 agosto 1846 da Angelo e Teresa Bonelli, ai quali fu sempre obbediente, i quali per necessità dovettero avviarlo al lavoro dei campi. Crebbe con sani insegnamenti da parte della pia madre troppo prematuramente perduta. Giuseppe amava appassionatamente lo studio, e nei campi, mentre i buoi riposavano o pascolavano, apriva il libro e soddisfaceva l’intelletto, e poi la sera, anche se stanco, andava dal buon parroco che lo aiutò non poco: controllava i suoi progressi e gli dava nuove spiegazioni.
Il parroco don Andrea Lucarini si era accorto della prodigiosa capacità di apprendere del suo allievo, e così per le cose di Dio. L’occasione si presentò con la visita pastorale del card. Gioacchino Pecci al quale fu presentato e, con l’aiuto finanziario della confraternita Maria Ss. dei Miracoli, poté entrare in Seminario, alla vigilia dei Santi del 1862. Affrontò con successo gli studi. Il 17 dicembre 1870 celebrò in cattedrale la prima messa fra l’esultanza di tutti coloro avevano preso a stimarlo e a frequentarlo. Già nel 1871 in un dibattito sulla recente costituzione “De ecclesia”, dimostrò la profondità del suo pensiero, tanto che la notizia giunse al Papa Pio IX che gli fece pervenire una lode autografa.
Il card. Gioacchino Pecci lo mise in condizione di insegnare nelle scuole pubbliche; fu mandato, a sue spese, all’Università di Napoli. Gli fu quindi offerta una cattedra in un ginnasio della regione campana; rifiutò per tornare a Perugia per l’insegnamento nei licei statali di italiano, latino, greco e filosofia. Alla fine del XIX secolo, quando si dibatteva il problema del rapporto scienza-fede che dette vita a vari movimenti di pensiero i quali mettevano in discussione i dogmi rigidi della Chiesa, si oppose agli stessi con un’opera dal titolo “L’esistenza di Dio di fronte alla scienza”. Era un conservatore, ma libero da preconcetti convenzionali, per cui nemmeno la dottrina giunta d’oltralpe, il modernismo, lo trovò impreparato. Era sempre disponibile verso tutti per consigli che elargiva con saggezza e prudenza. Era aperto anche all’incontro con gli anglicani, tanto che la sua eloquenza persuasiva, li convertiva al cattolicesimo (sic!). Nel 1886 fece stampare un grosso volume su Progresso della Scienza e i suoi rapporti con la Rivelazione.
Il card. Pecci, poi Papa Leone XIII (1878), lo volle alla Accademia filosofico-teologica. Nel 1881 ebbe il diploma di Socio dell’Accademia Filosofico-medica di S. Tommaso con sede in Roma; nel 1884 fu eletto membro effettivo dell’Accademia Cattolica di Roma, ecc.
Ma nel turbinio di tutti gli incarichi non dimenticò il dolce suolo natìo; partecipò sempre alle feste religiose solenni e nemmeno i vari problemi inerenti alla manutenzione del tempio e al suo decoro. Scrisse un opuscolo con il titolo La confraternita della Madonna in Castel Rigone e la legge sulle Opere pie. Nel 1887 raccolse in un volume le sue conferenze accademiche con il tema Che cosa è il Papa. La sua perplessità giovanile era svanita. Aveva compreso l’importanza della figura del Pontefice, la sua alta funzione come rappresentante di Cristo in terra e ne divenne suo strenuo difensore. Scrisse anche una Guida della Cattedrale di Perugia e negli ultimi giorni della sua vita terrena L’acropoli di Perugia e i nostri archivi. Ma non ne vide la luce. Morì il 12 ottobre 1909. Vari organi di stampa – Vita umbra, L’Unione liberale, Etruria di Cortona – ne onorarono con bellissimi articoli la bontà, la varia e profonda cultura, il temperamento leale e sincero, lontano da compromessi, e la serenità in tutte le circostanze. Poi, come aveva scritto “c’ove ebbi la culla abbia la tomba”, dopo 37 anni dalla sua morte, la sua salma fu traslata al cimitero di Castel Rigone per volere riconoscente della confraternita Maria Ss. dei Miracoli di Castel Rigone. Era l’11 novembre del 1946.
Danilo Cardinali
Si è tenuta presso il teatro “G. Verdi” di Castel Rigone, frazione del Comune di Passignano, una serata di cultura per mettere in evidenza come il borgo sia debitore nei riguardi degli studi compiuti da Giuseppe Cernicchi sulla storia delle sue origini e del “nostro magnifico” santuario della Madonna dei Miracoli (1a ed. 1904).Danilo Cardinali, storico di alta levatura – basti citare il suo Castel Rigone. Sette secoli di storia, ristampato di nuovo ultimamente – ha ricostruito la figura di questo sacerdote nato a Castel Rigone nel 1846, ed ordinato sacerdote nel 1870 dal vescovo Gioacchino Pecci (futuro Leone XIII). In particolare è emerso il grande legame che univa mons. Cernicchi alla confraternita di Maria Santissima dei Miracoli alla quale sempre si sentì debitore per avergli pagato metà della retta del seminario, attraverso l’assegnazione di una borsa di studio, ed alla quale evitò di essere assorbita nelle Congregazioni di carità, come imposto dalla legge del 17 luglio 1890 sulle Opere pie. Unanime la gratitudine dei presenti espressa allo storico Cardinali per questa sua paziente disamina storiografica, in primis del sindaco di Passignano Claudio Bellaveglia che ha immediatamente disposto affinché una copia del testo a stampa della relazione “Ricordo di mons. Giuseppe Cernicchi” (otto cartellette di testo) venga custodita anche presso la Biblioteca comunale.