È l’accoglienza il tema al centro della 6a Giornata per la salvaguardia del creato, “In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza”, che in Umbria avrà il momento clou nell’iniziativa di riflessione e preghiera organizzata a Gubbio per il 17 settembre (vedi accanto e sotto). E al tema dell’accoglienza si abbina quest’anno un’espressione ancora poco nota e poco diffusa: quella di “rifugiati / profughi ambientali”. “In questa delicata stagione del mondo – si legge nel Messaggio della Cei per la 6a Giornata del creato – il tema dell’ospitalità richiama con drammatica urgenza le dinamiche delle migrazioni internazionali, nel loro legame con la questione ambientale”. Quando infatti è la terra stessa a diventare inospitale – prosegue il documento – “genera i cosiddetti ‘rifugiati ambientali’”, un fenomeno che “si caratterizza sempre più spesso per la portata globale”. Ben difficilmente però le migrazioni di massa sono dovute a sole cause ambientali; fattori concomitanti sono la guerra e un basso livello di sviluppo economico, che non consente di fare fronte all’emergenza “con mezzi propri”. Per l’Italia, tutto questo ha conseguenze concrete nelle ondate di profughi che si incamminano verso le basi degli “scafisti” nel tentativo di raggiungere le nostre coste, o più semplicemente si appellano al nostro intervento umanitario. Le notizie diffuse dai mass media, tuttavia, tendono a separare le informazioni climatiche da quelle politico-sociali. Inoltre, non esiste ufficialmente lo status di “rifugiato ambientale”: le persone vengono accolte per motivazioni di altro genere, politico o umanitario. Il fenomeno è stato studiato con attenzione da Legambiente in un suo rapporto pubblicato di recente, dal titolo Profughi ambientali: cambiamento climatico e migrazioni forzate. Le informazioni che seguono sono tratte da quel testo. Per fotografare fin dall’inizio la portata del problema, il rapporto ricorda che, in base alle previsioni dell’Onu, “entro il 2050 si raggiungeranno i 200 / 250 milioni di persone coinvolte”, riaffermando così “una media di 6 milioni di donne e uomini costretti ogni anno a lasciare i propri territori”. Se fino a qualche anno fa “erano le guerre la principale causa delle emigrazioni di massa, oggi il riscaldamento globale rappresenta un fattore predominante”. In particolare, la desertificazione rappresenta “attualmente una delle più gravi emergenze ambientali, e minaccia circa un quarto delle terre del pianeta, e con esse l’esistenza di circa un miliardo di persone”. Si tratta di una dramma che ha “cause naturali e cause umane”, che provocano il degrado del suolo. Eppure, “queste persone non esistono da un punto di vista giuridico, non essendo stati riconosciuti come ‘rifugiati’ dalla Convenzione di Ginevra del 1951, né dal suo Protocollo supplementare del 1967”. A livello africano, dal 2008 è comunque in vigore il Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella regione dei Grandi Laghi. Nell’Ue, solo Svezia e Finlandia come singoli Stati hanno politiche specifiche per i “migranti ambientali”. In conclusione, il documento di Legambiente sottolinea tre necessità: 1) “La comunità internazionale deve riconoscere ufficialmente” lo status di rifugato ambientale; 2) “È importante continuare nelle ricerche per comprendere le cause e le conseguenze della migrazione”, con una maggiore collaborazione tra esperti dei diversi settori; 3) “Creare politiche di adattamento inclusive, trasparenti e responsabili”, con un “ruolo cruciale dei Governi centrali” ma coinvolgendo in modo significativo le popolazioni interessate. LA GIORNATA LA Giornata regionale per la salvaguardia del creato si terrà a Gubbio il 17 settembre. Alle ore 10, al park hotel Ai Cappuccini si terrà il convegno con i saluti delle autorità e dei vescovi mons. Ceccobelli, di Gubbio e mons. Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, presidente della Ceu. Seguiranno Maria Grazia Ciarapica, Università di Perugia, su “L’evoluzione geologica e animale sulla Terra: da un’orrida regione ad un ambiente ospitale”; Paolo Beccegato, responsabile area internazionale di Caritas italiana, su “L’impegno della Chiesa italiana verso i profughi ambientali”; Fernanda Clementi, del Centro per documentazione sulla scomparsa dei dinosauri, su “Il laboratorio Gola del Bottaccione: archivio della terra”. Coordina mons. Elio Bromuri, direttore della Commissione regionale per l’ecumenismo e il dialogo. Alle ore 12 trasferimento in autobus alla Gola del Bottaccione per una visita al sito e conclusione con la preghiera ecumenica, presieduta dall’arcivescovo di Perugia mons. Bassetti con il rev. Ionut Radu, parroco della chiesa ortodossa romena di Perugia, e il pastore Archimede Bertolino, della comunità evangelica di Terni. IL PRECEDENTE. La Carta di Gubbioanto prodotto negli anni dal Seminario internazionale Terra Mater rappresenta un patrimonio prezioso; ha segnato un’epoca e merita costanti e puntuali rivisitazioni per coglierne e valorizzarne le felici intuizioni. La cronistoria: Terra Mater è iniziata in occasione dell’ottavo centenario della nascita di san Francesco (1982), per iniziativa congiunta di enti ed associazioni, con la spinta trainante dell’eugubino prof. Franco Raffi, già segretario generale di Italia Nostra. Tutto avvenne dal 23 al 26 settembre 1982, quasi in un “conclave” svoltosi presso l’hotel Cappuccini, con rappresentanti delle istituzioni, della cultura, degli Ordini francescani, di organismi nazionali ed internazionali, che pubblicarono un documento pregnante di contenuti e di valori che fece in breve il giro del mondo, trovando dignità di tesi universitarie: la Carta di Gubbio 1982. Presentata in municipio alla presenza del card. Silvio Oddi, postulatore della causa per la proclamazione di san Francesco patrono degli ecologi, e di padre John Waughn, ofm, presidente della Conferenza dei ministri generali degli Odini francescani, la Carta viene subito accolta con grande interesse per la novità ed il coraggio di alcune intuizioni e raccomandazioni. Giovanni Paolo II la cita durante l’incontro domenicale con i fedeli in piazza San Pietro del 3 ottobre 1982 invitando a seguire l’esempio di san Francesco, testimonianza di amore a Dio ed a tutte le sue creature. La Carta infatti, forse il risultato più clamoroso di quel centeneraio, è una sintesi di temi ancora attuali che riguardano l’ambiente, i rapporti tra gli uomini, la fame nel mondo, la solidarietà, una politica di sviluppo equo e solidale. Sollecita ad esempio i “Governi di ogni paese a perseguire la pace, il disarmo, la reciproca solidarietà nei rapporti internazionali, la risoluzione degli squilibri tra Nord e Sud del pianeta… La qualità della vita – questo l’ultimo capoverso – della società e dell’ambiente sono pertanto affidate alla responsabilità, tradotta in azioni immediate e concrete, di ogni uomo, di ogni donna e di ogni comunità, per una prospettiva non di catastrofe, ma di speranza per il domani”. Terra Mater ha prodotto negli anni altri documenti, tra cui Gubbio 1987 verso il terzo millennio, ancora con il contributo di esponenti dell’ambientalismo, dell’economia, della politica, della scienza e delle principali confessioni religiose: buddhismo, cristianesimo, induismo, islam. Nel decennale della proclamazione di san Francesco patrono degli ecologi (29 nov.1989) i documenti prodotti, insieme al volume Pace con la Natura che ne illustra il significato, vengono consegnati da una delegazione guidata dal sindaco Barboni e dal prof. Raffi a Giovanni Paolo II, che la saluta con parole di grande apprezzamento. IL LUOGO. La Gola del BottaccioneNegli anni Novanta fu descritta come la “carta di identità” del responsabile dell’estinzione dei dinosauri, avvenuta 65 milioni di anni fa. È la Gola del Bottaccione a Gubbio, una sorta di fenditura che taglia i contrafforti eugubini dell’Appennino umbro-marchigiano, in direzione di Scheggia. Nell’ultimo trentennio è stata oggetto di numerose e importanti ricerche geologiche che hanno permesso la lettura della storia dell’evoluzione della Terra. Per questo la Gola è considerata un sito scientifico di rilevanza mondiale. Le rocce calcaree di sedimentazione marina, affiorate in seguito ai movimenti di formazione dei rilievi dell’Appennino, rivelano, attraverso una suddivisione a strati, oltre 100 milioni di anni di storia terrestre che vanno da 145 milioni di anni fa (Giurassico superiore) a 13 milioni (Miocene). Dagli anni Ottanta, il geologo americano Luis Alvarez, suo figlio Walter (nella foto, nella Gola del Bottaccione) e altri scienziati che avevano studiato la composizione di uno strato di argilla della Gola pubblicarono un articolo nel quale dichiaravano di avervi trovato una concentrazione molto elevata di iridio. A seguito di ciò fu subito avanzata l’ipotesi dell’origine “extraterrestre” del metallo, cioè l’impatto di un asteroide con la Terra; all’interno dei meteoriti infatti c’è una concentrazione di iridio superiore a quella presente nella crosta terrestre. Nonostante siano state avanzate altre ipotesi – un’eruzione vulcanica o l’esplosione di una supernova che avrebbe sprigionato radiazioni letali – l’impatto con un asteroide rimane quella più attendibile. Le polveri emesse dalla collisione avrebbero oscurato il sole per anni, provocando l’abbassamento della temperatura, la riduzione drastica della fotosintesi e la crisi della catena alimentare. Ad avvalorare questa ipotesi concorre l’analisi delle varie forme di microrganismi fossili presenti nelle rocce. In esse si è riscontrato un completo e improvviso cambiamento di flora e di fauna, databile all’incirca a 65 milioni di anni fa – tra la fine dell’Era mesozoica e l’inizio di quella cenozoica – che ha portato alla scomparsa di alcuni tipi organismi (tra cui i dinosauri) e la comparsa di altri.IL PERSONAGGIO. Dino ClementiFra le sue grandi passioni c’era anche il Bottaccione, accanto alla musica, alla cultura, al giornalismo e all’arte. Dino Clementi, scomparso all’età di 70 anni nell’ottobre del 2002, è stato il promotore del Comitato per la valorizzazione della Gola che si apre ad ovest del centro storico di Gubbio. Insieme alla moglie Fernanda Faramelli ha scritto il libro Chi uccise i dinosauri? Nelle rocce di Gubbio le chiavi del mistero, pubblicato nel 1993 da Edimond. Il testo racconta, in particolare, di come i costoni rocciosi siano diventati un sito scientifico di rilevanza mondiale, grazie agli studi del premio Nobel Luis Alvarez e di suo figlio Walter, che Clementi conobbe e intervistò personalmente. L’impegno di Dino ha portato, qualche anno dopo la sua morte, alla creazione del laboratorio multimediale “Gola del Bottaccione – Archivio della Terra”, nei locali dell’ex convento di San Benedetto. Un centro finalizzato alla promozione e alla valorizzazione del sito. Contiene istallazioni multimediali, grazie alle quali si ripercorre il tempo al contrario fino alla fatidica età di 65 milioni di anni fa, il periodo della scomparsa dei dinosauri.
Rifugiati ambientali, una massa “inesistente”
Giornata del creato. La celebrazione in Umbria. Tema portante è quello dei migranti a causa dei disastri climatici
AUTORE:
M. R. V. - D. R. / Antonella Bartolini / Daniele Morini / Giampiero Bedini